Calcio, indagato patron dell’Hellas Verona. Setti: ho agito nell’interesse della squadra

Autoriciclaggio e appropriazione indebita. Sono questi i due reati che, secondo la procura di Bologna, Maurizio Setti, imprenditore carpigiano patron dell'Hellas Verona

Foto Paola Garbuio/LaPresse

BOLOGNA – Autoriciclaggio e appropriazione indebita. Sono questi i due reati che, secondo la procura di Bologna, Maurizio Setti, imprenditore carpigiano patron dell’Hellas Verona, avrebbe compiuto sottraendo fondi alla società di Serie A, un autoriciclaggio che avrebbe avuto il valore di 6,5 milioni euro, cifra che il gip di Bologna, Sandro Pecorella, ha deciso di porre sotto sequestro preventivo. L’indagine è iniziata a fine 2020 dopo che il nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle aveva condotto accertamenti su due società bolognesi che in passato erano state nella catena di controllo dell’Hellas. Entrambe le società erano state dichiarate in fallimento, ma le sentenze erano state revocate in sede di reclamo. Da qui è stata individuata l’operazione di autoriciclaggio per 6,5 milioni.

In particolare, nel decreto di sequestro scritto dal gip, si legge che Setti “abusando della sua posizione di amministratore unico dell’Hellas Verona spa, società interamente partecipata da Star Ball srl, si appropriava di 6,5 milioni di euro che deteneva nella qualità di amministratore di Hellas spa prelevandola dalla disponibilità finanziaria e disponendo l’accredito in favore dell’unico socio Star Ball di cui è altresì socio e amministratore unico a titolo di ‘distribuzione dei dividendi’ sebbene si trattasse di somme ricevute da Hellas spa a titolo di versamento in conto futuro aumento di capitale e quindi soggetto a specifico vincolo di destinazione non rimborsabile ai soci”.

Setti, quindi, “trasferiva i fondi su un conto vincolato di Star Ball a garanzia del ripianamento dell’esposizione debitoria”.

In sintesi: le somme sottratte da Setti sono state usate in maniera indebita per ristrutturare le aziende bolognesi, il cui fallimento avrebbe inciso negativamente sulla stessa società Hellas Verona Football Club spa.

Una vera e propria operazione di “maquillage contabile”, come l’ha definita il gip, attraverso il quale “l’imprenditore ha cercato di celare l’origine delittuosa delle somme di cui si era appropriato indicandone in diversi documenti bancari e contabili la provenienza da una distribuzione dei dividendi, sebbene si trattasse, in realtà, di una disponibilità finanziaria accantonata in bilancio quale riserva di versamenti soci in conto futuro aumento di capitale, di per sé non discutibile”.

Perché sequestrare i 6,5 milioni? “Ci siamo mossi per impedire lo svuotamento delle casse della società calcistica che abbiamo cercato di mantenere integre. È l’Hellas la parte offesa, l’unica parte sana”, ha detto il procuratore capo Giuseppe Amato.

La risposta di Maurizio Setti è arrivata nel pomeriggio, sul sito dell’Hellas: “Intendo ribadire l’assoluta regolarità e correttezza del mio operato. Respingo tutte le prospettazioni accusatorie che mi sono ascritte, consapevole di aver sempre agito con piena trasparenza e nell’interesse dell’Hellas Verona e nel rispetto dei tifosi che la sostengono”.

La palla, ora, è tutta nelle mani della magistratura e sebbene l’Hellas sia matematicamente salvo in Serie A, il suo campionato societario è ancora tutto da giocare.

(LaPresse)

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