Calcio: Italia a Coverciano tra lunghi silenzi. Sfida surreale con la Turchia

Dopo la tempesta perfetta il vuoto. Di sguardi e di parole. Solo silenzi che fanno un rumore assordante e riempiono un pozzo pieno di lacrime.

Foto LaPresse - Jennifer Lorenzini

ROMA – Dopo la tempesta perfetta il vuoto. Di sguardi e di parole. Solo silenzi che fanno un rumore assordante e riempiono un pozzo pieno di lacrime. Fuori Coverciano, davanti al campo di allenamento degli Azzurri tornati a notte fonda da quella che è stata archiviata come la nuova Corea, neanche uno striscione di protesta, nessun tifoso con la voglia di gridare la propria amarezza e la propria delusione. Il day after della Nazionale di Mancini, dopo il ko di Palermo contro la Macedonia del Nord capace di renderla orfana del mondiale per la seconda volta consecutiva, è una raggelante via crucis piena di interrogativi e di smarrimento. Per esclusivi motivi di ranking, che ora appaiono quantomai odiosi e irritanti, la Nazionale dovrà adesso onorare l’impegno di disputare il match martedì prossimo contro la Turchia, l’altra squadra esclusa nella prima partita degli spareggi, eliminata dal Portogallo. E’ il match beffa, dai contorni spaventosi e quasi surreali, che nessuno ha voglia di giocare, a partire dallo stesso Mancini che prova a metabolizzare quella che ha definito la più grossa delusione della sua vita. L’allenamento, rigorosamente a porte chiuse, svoltosi nel pomeriggio è servito per provare a guardarsi in faccia e gettare lo sguardo in avanti verso un futuro buio e pieno di incertezze che per molti giocatori non è neanche previsto. In tanti andranno via, c’è l’intenzione di rifondare, ricostruire dalle ceneri, riannodare il filo che aveva reso magiche quelle notti d’estate mai così lontane. Ma si dovrà fare con altri interpreti e chissà, forse con un altro ct. Fino a lunedì non parlerà nessuno, niente conferenza stampa e solo allenamenti a porte chiuse.

Il flop diventa l’occasione per quegli avversari, che ai campionati Europei sono stati fatti fuori dagli Azzurri, di riprendersi la rivincita a colpi di sfottò e titoli catastrofici, a partire dagli inglesi. La stampa britannica non fa sconti, i social nemmeno con una pioggia di meme senza pietà. Il ‘Daily Mirror’ commenta con un eloquente ‘Mamma mia’ l’uscita di scena della squadra di Mancini, il ‘Daily Mail’ parla di ‘incubo’ e ‘umiliazione’, il ‘The Sun’ scrive di un’Italia “stordita dall’urlo macedone nei minuti di recupero” mentre sui social impazza la scritta ‘You’re staying at home’ (riadattamento di quel ‘It’s coming Rome’ con cui gli Azzurri avevano celebrato l’arrivo del trofeo in Italia) con tanto di versione capovolta del meme di Chiellini che trattiene Bukayo Saka. E mentre ‘L’Equipe’ descrive un Italia “persa nel deserto’, e ‘Marca’ la considera vittima del ‘miraggio Europeo’, sul web l’assalto è senza esclusione di colpi. Dalla figurina del dentista nordcoreano Pak Doo ik all’abbraccio di Barack Obama e Michelle con la scritta ‘four more years’ nei giorni precedenti l’election day dell’ex presidente Usa, non c’è scampo per l’Italia fuori dal mondo. Il tutto passando per la foto di Chiellini e Bonucci con sotto la scritta “Ne dobbiamo mangiare ancora di Macedonia”, facendo riferimento alla foto sui social pubblicata dai due difensori pochi giorni dopo il successo all’Europeo quando si fecero ritrarre intenti a mangiare un piatto di spaghetti con il commento sarcastico ‘Noi continuiamo a mangiare pastasciutta’. Sono alcuni meme che circolano sui social a poche ore dalla disfatta dell’Italia campione d’Europa, esclusa dai Mondiali in Qatar, come già accaduto per Russia 2018. Il risultato inatteso ha scatenato la rabbia e l’ironia sfogata dagli utenti. Dall’ex ct Ventura al volto annichilito di Mancini con sotto la scritta “e anche a questo mondiale ci andiamo al prossimo”, c’è spazio anche per il karma del principino George. “Pensate a quelle giornate in cui lo abbiamo preso in giro, invece lui era impegnato a maledirci” è quanto ha scritto una ragazza. Il pallone sarà rotondo ma a volte torna indietro come un boomerang.

LaPresse

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