Camorra e appalti. Prima l’intercettazione e l’interdittiva, poi il pentito. La tesi della Dda: da Antropoli lettera ai dirigenti del Comune per favorire Zagaria

L’ex sindaco avrebbe sollecitato l’Utc per riaffidare i lavori relativi al capannone di via Mariano alla Prisma dopo la vittoria al Tar della società contro il provvedimento della prefettura

CAPUA – Una lettera da Carmine Antropoli ai dirigenti del Comune per sollecitarli a far riprendere i lavori alle ditte Prisma ed Effezeta: sono quelli al capannone di via Mariano, che negli anni ottanta ospitava i bus dell’ex Tpn, sono quelli che per la Dda contribuiscono a dimostrare il presunto legame tra l’ex sindaco e Ciccio ‘e Brezza, al secolo Francesco Zagaria. Da luglio il costruttore originario di Casapesenna e capuano di adozione sta collaborando con la giustizia e nei verbali di interrogatorio resi alla Dda ha parlato pure di via Mariano. Ma gli atti relativi a quel cantiere erano già stati attenzionati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta nel 2015, quando l’indagine sull’amministrazione Antropoli era appena nata. E Zagaria, a distanza di 3 anni, ha confermato quanto i militari dell’Arma avevano ricostruito. E’una storia fatta di prestanome, interdittive e ‘pressioni’.

I prestanome del ras

Ciccio ‘e Brezza nel mondo degli appalti non si muoveva in prima persona: avrebbe attivato, invece, società intestandole a quello che la procura distrettuale considera uno dei suoi più stretti collaboratori, Domenico Farina, uomo d’affari di S. Prisco (accusato di reimpiego di capitali illeciti aggravato dalla finalità mafiosa). E’ cosi che avrebbe fatto nascere la Prisma Costruzioni e la Effezeta. Con le due aziende, dice la Dda, è riuscito ad aggiudicarsi l’appalto per riqualificare la struttura di via Mariano.

Le parole del pentito

“Ma nel marzo del 2011 – ha raccontato Zagaria al pm Maurizio Giordano – accadde un problema perché la Prisma venne colpita da interdittiva antimafia legata alla posizione di mio fratello all’interno della società come direttore tecnico. Quando seppi la notizia mi portai immediatamente …omissis… da Antropoli per chiedere loro come avremmo potuto fare per risolvere il problema. Infatti sapevo che l’aggiudicazione mi sarebbe stata, per legge, immediatamente revocato. Sia …omissis… che Carmine Antropoli mi tranquillizzarono dicendomi che avrebbero fatto di tutto per temporeggiare senza affidare i lavori alla seconda classificata che era la ditta Modugno di Capua. Effettivamente l’aggiudicazione fu revocata e la gara venne affidata ai Modugno. Mi disse …omissis… che lui ed Antropoli avevano trovato come espediente la richieste di alcune precisazioni sul Durc alla ditta Modugno e che quindi non avevano ancora affidato materialmente i lavori. Questo temporeggiare mi consentì di avere tempo disponibile per fare ricorso al Tar che riuscii a vincere”.

La lettera a Greco

E arriviamo al 2012. “Fui nuovamente dichiarato aggiudicatario grazie ad una lettera che il sindaco inviò a Francesco Greco dell’ufficio tecnico per revocare l’aggiudicazione alla Modugno e riaffidarlo a me”. Nell’informativa del 2015 i carabinieri avevano già accertato che la Effezeta, avvalendosi della collaborazione della Prisma Costruzioni, si era aggiudicata gli interventi di ristrutturazione del capannone di via Mariano. E avevano pure rinvenuto le richieste di documenti e precisazioni, datate 31 gennaio 2012, che l’amministrazione aveva chiesto a Modugno sul Durc, circostanza che aveva differito l’affidamento dei lavori alla seconda classificata dopo l’interdittiva. Nel frattempo il Tar aveva annullato il provvedimento della prefettura.

Le prove della Dda

Dopo l’arresto cautelare di febbraio, Carmine Antropoli (dall’estate tornato in libertà) qurante l’interrogatorio reso al gip aveva sostenuto di non aver interferito nella vicenda. In realtà gli investigatori hanno trovato, proprio come ha recentemente detto Zagaria, una lettera del 19 marzo 2012 tesa a riassegnare i lavori a Prisma ed Effezeta.
Ulteriore conferma all’impianto accusatorio, ancor prima del pentimento di Ciccio ‘e Brezza, arriva dall’intercettazione di una telefonata tra Paolo Gravante e Salvatore Carlino, che con Zagaria nel 2011, secondo la Dda, avevano organizzato una bisca clandestina a Grazzanise (per tale vicenda sono a processo dinanzi al tribunale di Napoli).

La conversazione tra Carlino e Gravante

Era il 18 febbraio 2012, i due parlavano del cantiere a Capua. “Il sindaco ha mantenuto i lavori, non so quanto tempo, non li ha… […] Li ha mantenuti fino a che quell’altro giorno vinsero il ricorso (al Tar, ndr.) – spiegava Carlino -.Gli ha dato di nuovo l’antimafia. Il sindaco subito ha mandato a chiamare a Franco e gli ha detto: non ti preoccupare, tutto sta a posto, anche perché il secondo era un fetente di merda a forza voleva […]”. “Quindi – domandava Gravante – li ha presi nuovamente i lavori?”. “Glieli hanno dati un’altra volta, sempre per amicizie, hai capito, perché lo vogliono bene assai – spiegava Gravante -. Il sindaco si mette a disposizione e roba varia”.

Il processo

Dell’appalto di via Mariano e di altro il 20 gennaio Zagaria parlerà in video-collegamento con la Corte d’Assise di S. Maria C.V. nel corso del processo dove è coinvolto con Carmine Antropoli e gli ex consiglieri Guido Taglialetala e Marco Ricci. I tre politici sono accusati di concorso esterno al clan dei Casalesi. Nei giorni scorsi il perito incaricato dal tribunale ha depositato anche le trascrizione delle intercettazioni finite nel fascicolo dibattimentale dell’iter.

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