Camorra nel Casertano, le rivelazioni sugli stipendi dei Casalesi

CASAL DI PRINCIPE – Prestanome dell’imprenditore Dante Apicella, alias Damigiana, e soggetto inserito nel contesto criminale del clan dei Casalesi: è il quadro che Mario Iavarazzo, ex cassiere della cosca Schiavone, fa di Luigi Scalzone. Del giovane, genero di Apicella, ha parlato ai magistrati della Dda di Napoli l’8 luglio 2020, pochi mesi dopo aver intrapreso il percorso di collaborazione con la giustizia: “Fa l’idraulico, ma si occupa anche di porfido per conto del suocero. In una circostanza – ha dichiarato il pentito – Scalzone si rivolse a me poiché alcuni imprenditori di S. Cipriano d’Aversa non avevano pagato una commessa di lavoro e dovevo risolvergli il problema. Ricordo che gli dissi che il suocero non aveva bisogno d’aiuto perché era certamente capace di risolvere lui il problema”.
Iavarazzo ha detto di conoscere Scalzone da diversi anni “Era fidanzato con la sorella di mia moglie. E all’epoca mi aiutava per piccole commissioni. Ricordo che si prestava a nascondere presso la sua abitazione i soldi degli stipendi per gli affiliati. Mi riferisco – ha chiarito il collaboratore di giustizia – a fatti del 2009-2011. Scalzone era consapevole della mia affiliazione e della provenienza del denaro e della destinazione”.

Scalzone rischia il rinvio a giudizio per concorso esterno al clan dei Casalesi. E’ stato coinvolto nell’indagine, condotta dalla Dia e coordinata dai pm Graziella Arlomede e Antonello Ardituro, tesa a smantellare il sistema di imprese messo in piedi da Apicella per ottenere appalti pubblici e garantire soldi ad esponenti del clan.
L’udienza preliminare che Scalzone sta affrontando con altri 67 imputati riprenderà a metà ottobre.
Damigiana agli inizi degli anni Duemila venne già condannato per associazione mafiosa nel processo Spartacus.

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