Cannes celebra Alain Delon, Palma d’oro alla carriera

Rapidamente si è scrollato di dosso l'apparenza dell'affascinante giovane eroe, concentrandosi su personaggi complessi e ambivalenti

(Photo by Ludovic MARIN / AFP)

MILANO – Un gigante, una leggenda vivente, un’icona del cinema non solo francese. Difficile trovare aggettivi sufficienti per descrivere Alain Delon, a cui il 72esimo Festival di Cannes, che si terrà dal 14 al 25 maggio, ha deciso di attribuire la Palma d’oro alla carriera. Classe 1935 e più di 80 film all’attivo, in Giappone, dove è venerato, è anche conosciuto come ‘Samurai di primavera’.

Cannes celebra Alain Delon

Per noi è ‘faccia d’angelo’. “Appartiene interamente al cinema, alle sue più belle opere e leggende”. Con questa motivazione il festival ha deciso di rendere omaggio “alla sua magnifica presenza nella storia del cinema”. Molti dei suoi film sono diventati classici, da ‘Il gattopardo’ a ‘Borsalino’. È stato diretto dai più importanti registi di sempre (Antonioni, Visconti, Melville, Godard, Deray), ha recitato accanto ai più grandi attori (Gabin, Lancaster, Montand, Sharif) e alle più grandi attrici (Romy Schneider, Claudia Cardinale, Ursula Andress, Monica Vitti).

Ha interpretato personaggi complessi, ambivalenti e tragici

È stato un campione al botteghino, anche se non si è mai allontanato dal cinema indipendente. Magnetico nei film di Visconti e misterioso nei thriller di Melville, Alain Delon ha sempre fatto scelte forti. Rapidamente si è scrollato di dosso l’apparenza dell’affascinante giovane eroe, concentrandosi su personaggi complessi, ambivalenti e tragici. Dando vita al ruolo di poliziotti e ‘animali a sangue freddo’. Con il suo carisma, i suoi occhi e la sua espressione intensa, la recitazione di Delon è un genere a sé stante in ‘Frank Costello faccia d’angelo’ (Le Samouraï). A cui molto deve la filmografia di John Woo e Quentin Tarantino.

L’unico rimpianto della sua lunga carriera

Dopo aver abbandonato la recitazione gli è rimasto un unico rimpianto: “Essere diretto da una donna prima di morire”. Il suo rapporto con la Croisette è di lungo corso. Da quando nel 1961 ‘Che gioia vivere’ fu presentato nella selezione ufficiale, scatenando fotografi e ammiratori. Non meno entusiasmo lo ha raccolto 30 anni dopo arrivando in elicottero e in barca per ‘Nouvelle vague’ di Godard. Per la Palma d’oro alla carriera è però sempre stato riluttante, “pensava sarebbe dovuto venire a Cannes solo per festeggiare i registi con cui aveva lavorato”, raccontano con ironia il presidente e il delegato generale del festival, Pierre Lescure e Thierry Frémaux.

(LaPresse/di Silvia Caprioglio)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome