Canone Rai in bolletta. E’ l’Ue che mette il veto

Il canone RAI in bolletta della corrente elettrica è una trovata talmente strana da essere surreale. Eppure, a Matteo Renzi sembrò davvero semplicissimo risolvere il problema dell’evasione della “tassa sugli apparecchi di trasmissione digitale” che ha permesso di rimpinguare le casse di un’emittente che ci ha fatto sognare, non ultimo per la competenza e la passione con cui ha permesso a noialtri italiani di seguire gli Europei.
Ora, in giro, c’è qualcuno che titola che Draghi smonta Renzi. Perché il canone in bolletta non si pagherà più, proprio per un atto che porterà la firma dell’attuale Esecutivo. Come al solito, la sintesi del titolista è davvero impietosa perché Draghi non “smonta” Renzi né tantomeno “blasta” o “asfalta”. E andiamo a spiegare perché in maniera estremamente semplice.

L’Italia fa parte dell’Unione Europea e – a onor del vero – l’Unione Europea spesso e sovente investe tanti soldi per permettere all’Italia di allinearsi al resto dell’Unione. Per la precisione, siamo i secondi per soldi avuti nell’arco di tempo che va dal 2014 al 2020 e in questo lasso di tempo solo la Polonia ha avuto più euro di noi. E solitamente questi soldi vengono gestiti male, anche questo è vero e dimostrabile.
Ma passiamo avanti: in questo caso il grosso assegno che ci stacca l’UE è quello che finanzia il celeberrimo PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Che si chiama “di ripresa” perché serve all’Italia a riprendersi e per riprendersi – udite udite – ci sono una serie di azioni da mettere in campo che solo al meno allenato possono sembrare assolutamente fuori contesto. È il motivo per cui l’Europa ci chiede urgentemente una riforma della giustizia che tarda da tanti Governi, ad esempio. Così è successo che nel PNRR ci hanno infilato dentro anche questo provvedimento che pure l’Europa ci chiedeva da tempo (l’Europa funziona così: chiede di adeguarsi a determinate cose per livellare gli Stati membri): riportare il canone RAI fuori dai consumi energetici.

L’UE ritiene, con giusta convinzione, che tali “oneri” siano “impropri”. Si chiamano proprio così: oneri impropri. In pratica, al fornitore di energia elettrica devo pagare la corrente che consumo e poco altro. E stop. Diciamocelo, sono garanzie per il consumatore. Volendo forzare e esasperare un paragone, è un po’ come quando il compagno Bersani con un colpo da maestro spiegò alle compagnie telefoniche che non è che potevano prendersi due euro per il disturbo di fare una ricarica alla SIM card senza motivo (2007, legge che porta il suo stesso nome). Ecco, nell’ottica di un’antitrust e di un consumer right serio e condiviso, che certo aiuta a ripartire, le utenze italiane su cui vengono caricati costi assolutamente fuori dal contesto per il servizio usufruito sono deprecabili, e l’Europa non ce lo dice certo da oggi ma da parecchi ieri fa. E non sono solo i 9 euro al mese per 10 mesi che fanno lievitare notevolmente le nostre bollette ma permettono a Paola Ferrari di andare ancora formidabilmente in onda con il set luci richiesto.

Riprendendo il Messaggero, sulla nostra bolletta della “luce” ci sono anche altre voci non propriamente correlate all’energia “come per esempio la messa in sicurezza del nucleare e misure di compensazione territoriale; oppure le agevolazioni tariffarie riconosciute per il settore ferroviario e il sostegno alla ricerca di sistema”. In pratica il discorso è come quello delle accise sulla benzina, su cui noi italiani paghiamo non solo il prezzo del bene ma anche, tra le altre, la guerra in Etiopia, la ricostruzione del Belice e il rinnovo del contratto 2004 dei ferrotranvieri.
Il tutto, quindi, in una misura che si promette a più ampio raggio e che promette di portare maggiori tutele e chiarezza verso i consumatori, i cittadini. Che non è, quindi, un Draghi che smonta un Renzi, come scrive il Fatto o come titola il Corriere. Parliamo invece di un’Europa, tanto demonizzata in passato proprio da gran parte della frangia antirenzista, che chiede all’Italia uno sforzo verso l’utente finale utile alla ripartenza dell’intero sistema.

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