Capua, cantiere rifiuti alla ditta indagata dalla Dda

La coop emiliana vincitrice dell’appalto ha scelto la Czeta come esecutrice del servizio di raccolta. La società coinvolta nell’inchiesta dell’Antimafia sul sistema Ferraro è nella white list. Tensione in Comune per la procedura

CAPUA – C’è tensione in Comune per la gara rifiuti. Ad aggiudicarsi l’appalto del servizio di igiene urbana, per i prossimi 5 anni, è stata una società cooperativa emiliana: la Ciclat Trasporti Ambiente. Prima di dare il via libera all’assegnazione, però, stando a quanto abbiamo appreso da fonti interne al Municipio, si era registrato un tentennamento da parte di un dirigente di peso dell’amministrazione locale. Cosa lo spingeva a frenare? Il fatto che la coop avesse individuato la Czeta, sua associata, come ditta che si sarebbe dovuta occupare (e si occuperà, salvo future modifiche) del cantiere capuano.

Il sistema Ferraro

Probabilmente a mettere in allerta il dirigente era stato il coinvolgimento di questa società nell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, tesa a tracciare quello che i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta ritengono essere il ‘sistema Ferraro’. Un meccanismo che orbita intorno alla figura di Nicola Ferraro, alias Fucone, ex consigliere regionale dell’Udeur e già condannato per concorso esterno al clan dei Casalesi, e al fratello Luigi. I due, stando all’ipotesi della Procura antimafia, sfruttando la compiacenza di politici e funzionari pubblici, sarebbero riusciti ad inserire società a loro vicine nei giri degli appalti pubblici dell’igiene urbana e anche delle attività di sanificazione degli ambienti ospedalieri sul territorio campano. E parte dei proventi ottenuti da questi lavori, ipotizza la Procura, sarebbe stata destinata a mantenere i familiari di alcuni mafiosi dell’Agro aversano.

Nel monitorare questo ipotizzato sistema, l’attenzione dei carabinieri è stata attirata pure dalle attività della Czeta, società ritenuta riconducibile a Ilario Aniello, 56enne di Rotondi. E la mattina del 12 novembre 2022, i militari lo hanno visto dare un involucro di colore bianco, “contenente verosimilmente denaro”, scrive la Dda, al sindaco Angelo Ciampi, di San Giorgio del Sannio, dove proprio la Czeta aveva recentemente vinto l’appalto. Insomma, una presunta mazzetta.

A spingere i carabinieri a ritenere che ci siano collegamenti tra la Czeta e Nicola Ferraro ci sono i contatti tra Ilario e Domenico Romano. E quest’ ultimo, sostiene l’accusa, farebbe (avrebbe fatto) da tramite tra l’uomo d’affari e l’ex consigliere regionale. Ed infatti Romano, dopo aver incontrato in un’occasione Ilario, si recò subito dopo proprio a casa di Fucone.

In questo schema di relazioni, sostiene la Dda, rientrerebbe pure Giuseppe Guida, esponente di Forza Italia e sindaco di Arienzo, Comune dove pure mesi fa aveva vinto l’appalto rifiuti la Czeta. L’indagine sul presunto ‘sistema Ferraro’ lo scorso settembre ha fatto scattare perquisizioni a case e uffici riconducibili a 29 persone al momento sotto inchiesta della Dda perché ritenute direttamente o indirettamente connesse a Ferraro. Furono controllate anche le sedi di sette società, tra cui quella della Czeta.
Essendo un’attività investigativa ancora in corso, logicamente, è possibile che il suo prosieguo vada a dimostrare anche che le condotte documentate dai carabinieri non rappresentino nulla di illecito. Ma a bocce ferme resta l’indagine, resta il lavoro che sta continuando a svolgere l’Antimafia.

I controlli di Ventrglia

Tornando a Capua, alla fine i dubbi e le resistenze del dirigente sull’assegnazione dell’appalto alla fine sono stati superati. Risultato? È passata la linea di Carlo Ventriglia, capo dei caschi bianchi e responsabile del settore Ambiente. Quest’ultimo, come ha messo nero su bianco sulla determina di assegnazione della gara datata 29 dicembre, ha fatto tutti i passaggi necessari di verifica: ha appurato che nei casellari giudiziali degli amministratori e soci della Czeta non ci fosse nulla di rilevante, che la società è ancora iscritta nella white list della Prefettura di Vicenza, dove ha sede legale, e che aveva avanzato pure la richiesta di informazioni alla Banca dati nazionale antimafia (ancora in fase istruttoria). E così, avute queste rassicurazioni, considerando anche che il precedente appalto alla Ecology è in scadenza e che l’igiene urbana è un servizio essenziale da garantire, ha deciso nei giorni scorsi di dare il via libera all’affidamento alla Ciclat e quindi alla Czeta, la società finita nell’indagine della Dda, che fisicamente si occuperà del cantiere.

Stando all’attuale orientamento della giurisprudenza, inoltre, sembra che, anche qualora la Czeta dovesse essere esclusa dalla white list perché raggiunta da un’eventuale interdittiva antimafia (effetto dell’indagine della Dda di Napoli), la Ciclat, per non perdere l’appalto, potrebbe estrometterla dal cantiere e rivolgersi ad un altro dei suoi diversi soci.

Ad ogni modo, tutta questa situazione non fa star sereni né tutti i dirigenti e neppure tutti gli amministratori. E’ storia, purtroppo, che ciò che ruota intorno al business rifiuti in provincia di Caserta può causare problemi a chi è chiamato a gestirli. Logicamente si spera che la vicenda Capua non rientri in questa negativa casistica.

Intanto l’opposizione, composta da Fernando Brogna, Massimo Antropoli, Annarita Vegliante e Paolo Romano, fa sapere che si è già attivata per chiedere atti e soprattutto delucidazioni su tutta la procedura.

I fari dell’Antimafia sull’intreccio tra il sistema Ferraro e il mondo Asl

Indagini sul sistema Ferraro, spuntano bonifici sospetti sul conto della Pam

© RIPRODUZIONE
RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome