Capua e Procida unite nel segno della cultura e della storia locale

La tradizione e l’arte nella proposta di Piazza del Sapere

NAPOLI – Tra le città di Capua e di Procida esistono molti legami e richiami di carattere storico e culturale. A fare il punto è l’associazione capuana Le Piazze del Sapere guidata da Pasquale Iorio. “Per richiamare alcuni dei più importanti possiamo ricordare due figure prestigiose. In primo luogo ci riferiamo all’architetto e intagliatore del XVI secolo Benedetto Tortelli (1533 – 1594), che operò in piena era rinascimentale in varie corti (anche a livello europeo), il quale lasciò delle tracce in entrambe le città con opere e monumenti notevoli. A Capua intervenne per il complesso di S. Maria delle Dame Monache, che oggi è diventata sede universitaria nonché di una famosa Cisterna S. Benedetto, che purtroppo oggi è in stato di abbandono. Nello stesso tempo fu attivo nell’isola di Procida con la realizzazione di importanti opere nel Borgo Terra Casata ed anche di alcune torri di difesa”, ricorda Iorio.

L’altra figura di prestigio è quella di Salvatore Pizzi, nato a Procida nel 1816 e morto nel 1877, il quale fu un patriota risorgimentale, seguace di Mazzini, partecipò anche alla Legione del Matese. “Si trasferì molto giovane nella città sul Volturno, dove si distinse per la fondazione della prima scuola professionale femminile, la Normale di Capua, diretta e gestita con l’apporto di alcuni di più importanti pedagogisti sociali, provenienti dalle scuole tedesche ed europee, all’avanguardia in quell’epoca storica. Su questa preesistenza venne poi fondato l’Istituto S. Pizzi, di indirizzo umanistico, tra i più importanti a livello provinciale. Si impegnò nella fase di ricostruzione politica ed amministrativa della allora Provincia di Terra di Lavoro – che era una delle più estese sul piano nazionale. Questa esperienza durò poco in quanto preferì dedicarsi alle attività di educatore”, continua il referente de Le Piazze del Sapere.

Sul piano storico ci sono anche altri richiami che risalgono all’era borbonica, con particolare riferimento alla Reggia Vanvitelliana, ai Real Siti di Carditello e di San Leucio, che oggi sono patrimoni Unesco. Ma a Iorio piace ricordare una circostanza particolare, ricordata dall’ex sindaco di Castel Volturno Mario Luise nel suo racconto “Il fiume narrante” (Spring Edizioni) in cui vengono ricordati e richiamati i legami, gli scambi commerciali e le relazioni che nel secolo scorso si stabilirono tra le popolazioni costiere della domiziana e quelle dell’isola di Arturo. Il capitolo del libro si intitola proprio “I procidani”.

“Per poter ricordare in modo degno questi legami, come rete delle Piazze del Sapere, insieme con le altre associazioni, rinnoviamo ai sindaci delle due città di Capua e Procida la proposta di organizzare due eventi per l’approfondimento di carattere storico e scientifico, dedicati alle due personalità – Benedetto Tortelli e Pizzi – da inserire anche nell’ambito delle attività di Procida 2022 Capitale della Cultura e da realizzare entro il 2021”, hanno concluso dall’associazione.

Procida è stata nominata la Capitale italiana della cultura per l’anno 2022 dopo le audizioni delle dieci città finaliste. ‘Procida, La cultura non Isola’ è il titolo del dossier di candidatura che evidenzia come “la terra isolana è luogo di esplorazione, sperimentazione e conoscenza, è modello delle culture e metafora dell’uomo contemporaneo. Potenza di immaginario e concretezza di visione ci mostrano Procida come capitale esemplare di dinamiche relazionali, di pratiche di inclusione nonché di cura dei beni culturali e naturali”.
La commissione ha motivato la vittoria spiegando che “il contesto dei sostegni locali e regionali, pubblici e privati, è ben strutturato; la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria; la dimensione laboratoriale che comprende aspetti sociali di diffusione tecnologica è importante per tutte le isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee”.

Significativa anche la valutazione del progetto, che “potrebbe determinare grazie alla combinazione di questi fattori un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al Paese nei mesi che ci attendono”.

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