Carabinieri in prima linea per la rinascita di Caivano, l’intervista al capitano Cavallo

Dall’ombra della criminalità alla luce della speranza, il capitano Cavallo racconta la trasformazione del Parco Verde, non più zona franca. In sei mesi arresti aumentati del 300%, sequestrati 40 chili di droga: “La comunità lo desiderava”

Caivano, un comune situato a nord di Napoli, è stato a lungo sinonimo di degrado e criminalità, in particolare a causa del Parco Verde, noto come una delle più grandi piazze di spaccio d’Italia. Tuttavia, dal 1° luglio 2022, con l’istituzione della Compagnia dei Carabinieri di Caivano, qualcosa è cambiato. Sotto la guida del capitano Antonio Maria Cavallo, un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, la zona ha visto un significativo miglioramento nella lotta contro la camorra e il traffico di droga. Con determinazione e strategia, il capitano Cavallo e i suoi uomini hanno implementato una serie di operazioni mirate a smantellare le reti criminali, restituendo sicurezza e speranza ai residenti del Parco Verde e, non solo. Repressione, ma anche prevenzione e partecipazione attiva della comunità sono stati i cardini su cui si è basato questo impegno. Attraverso un controllo costante del territorio (Compagnia, Nucleo Operativo, Norm e Stazioni) operazioni capillari e iniziative sociali e culturali, la Compagnia di Caivano è riuscita a ottenere risultati straordinari. Oggi, intervistiamo il capitano Antonio Maria Cavallo per capire più da vicino le strategie adottate, le sfide affrontate e i successi ottenuti in questa difficile battaglia, con la vittoria dello Stato. Questa è una storia di rinascita e di legalità, una testimonianza di come l’impegno e la dedizione possano fare la differenza in un territorio segnato dalla criminalità.

Capitano Cavallo, grazie per averci concesso questa intervista. Può raccontarci com’è stata istituita la Compagnia dei Carabinieri a Caivano e qual è stato il suo ruolo?

La Compagnia dei Carabinieri a Caivano è stata istituita il 1° luglio 2022. Prima di allora, la zona era sotto il controllo della Tenenza, con un numero molto inferiore di militari. Quando ho assunto il comando, il nostro obiettivo era chiaro: continuare a lavorare, nel solco tracciato dal tenente Antonio La Motta, per la legalità in una zona dominata dalla camorra. Abbiamo aumentato il numero di militari da 22 a 70 solo a Caivano e a 130 su sette comuni (Caivano, Frattamaggiore, Frattaminore, Crispano, Cardito, Grumo Nevano e Casandrino), rendendo più efficace il nostro operato. Questo incremento del personale e dei mezzi è stato fondamentale per garantire un controllo capillare del territorio e una presenza costante delle forze dell’ordine.

Quali sono stati i quattro punti cardine della vostra strategia per debellare la piazza di spaccio del Parco Verde?

La nostra strategia si è basata su quattro pilastri fondamentali: repressione, prevenzione, presenza costante sul territorio e partecipazione alla vita della comunità locale. La repressione si è concretizzata attraverso continui blitz, arresti e sequestri, mirati a disarticolare le strutture criminali. La prevenzione, invece, ha coinvolto iniziative educative e sociali per distogliere i giovani dalla criminalità. La presenza costante sul territorio, con i militari che vivono nella zona, ha reso evidente la presenza dello Stato. Infine, la partecipazione attiva della comunità ha permesso di creare un rapporto di fiducia e collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine.

Quali sono stati gli ostacoli principali che avete dovuto affrontare nel Parco Verde?

Gli ostacoli principali sono stati la resistenza dei gruppi criminali organizzati e la paura radicata nella popolazione. Le piazze di spaccio erano molto ben organizzate, con vendite sia in strada sia in luoghi chiusi e blindati. Inoltre, la comunità locale era terrorizzata, al punto che dovevano chiedere autorizzazioni ai pusher per entrare e uscire dalle proprie case. Tuttavia, con un controllo capillare e la costante presenza dei nostri uomini, siamo riusciti a smantellare queste strutture criminali. Abbiamo dovuto affrontare una realtà dove la criminalità era così radicata che molti abitanti erano sfiduciati e rassegnati alla situazione. E’ stato necessario un impegno costante di tutti i reparti dell’Arma dei carabinieri e determinato per cambiare questa percezione e restituire speranza alla comunità.

Può parlarci delle iniziative sociali e culturali che avete avviato per togliere “soldati” alle piazze di spaccio?

Abbiamo collaborato con diverse figure chiave della comunità, come don Maurizio Patriciello e la direttrice scolastica Eugenia Carfora, per organizzare attività sportive, culturali e sociali. Ad esempio, abbiamo coinvolto ragazzi in attività di pugilato con gli atleti delle Fiamme Oro, realizzato con 150 ragazzi laboratori creativi con materiali riciclati, gli studenti del ‘Morano’ hanno realizzato con materiali riciclati un albero di Natale, e organizzato un concerto con la Fanfara dei Carabinieri e eventi comunitari. Queste iniziative non solo hanno offerto alternative positive ai giovani, ma hanno anche rafforzato il senso di comunità e la fiducia nello Stato. Il nostro obiettivo è stato quello di creare opportunità che allontanassero i giovani dalla tentazione della criminalità, offrendo loro un percorso diverso, fatto di legalità e valori positivi. Questo approccio ha permesso di costruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e le forze dell’ordine, un elemento cruciale per il successo delle nostre operazioni.

Quali sono stati i risultati concreti delle vostre operazioni contro lo spaccio?

I risultati sono stati impressionanti. Abbiamo chiuso 23 piazze di spaccio, effettuato più del 300% arresti in sei mesi e incrementato i controlli su persone e veicoli del 324% e del 181% rispettivamente. Nel 2023, abbiamo eseguito 360 arresti e deferito mille persone, sequestrando 40 chili di stupefacenti. Grazie a questi sforzi, oggi il Parco Verde è un luogo più sicuro e la gente può vivere serenamente. Demolito un altarino all’ingresso del Parco Verde. Abbiamo anche scoperto bunker e nascondigli di droga e armi, sequestrando ingenti somme di denaro. La nostra azione ha restituito il controllo del territorio ai cittadini onesti, permettendo loro di vivere senza la costante paura della criminalità. La riduzione della presenza criminale ha avuto un impatto immediato sulla qualità della vita nel Parco Verde, migliorando la sicurezza e la serenità dei residenti.

Come ha reagito la comunità a questi cambiamenti?

La comunità ha reagito molto positivamente. Oggi, vedere i sorrisi sui volti dei bambini e degli adulti è la nostra più grande vittoria. La presenza costante dei nostri militari ha restituito fiducia alla gente onesta del Parco Verde. La collaborazione con le istituzioni locali e la partecipazione attiva della comunità sono state fondamentali per questo successo. E’ emozionante vedere come i cittadini, soprattutto i più giovani, abbiano iniziato a vedere nei carabinieri dei veri e propri amici. Episodi come quello del bambino che si è vestito da carabiniere a Carnevale dimostrano quanto sia cambiata la percezione delle forze dell’ordine. I rapporti umani che si sono instaurati tra i militari e la popolazione locale sono un segno tangibile del nuovo clima di fiducia e speranza.

Quali sono i prossimi passi per mantenere e migliorare la situazione a Caivano?

Continueremo a lavorare sulla prevenzione e sulla presenza costante sul territorio. Rafforzeremo le iniziative sociali e culturali, collaborando sempre più strettamente con le istituzioni e le associazioni locali. Il nostro obiettivo è garantire che i risultati ottenuti siano duraturi e che la legalità e la sicurezza diventino la norma a Caivano e nei comuni circostanti di nostra competenza. Prevediamo di intensificare le attività di controllo e monitoraggio, per evitare che la criminalità possa riorganizzarsi. Inoltre, continueremo a promuovere eventi e iniziative che coinvolgano la comunità, per mantenere alta la guardia e il senso di appartenenza al territorio. Vogliamo che ogni cittadino si senta parte attiva di questo processo di cambiamento, contribuendo con il proprio comportamento e la propria partecipazione alla costruzione di un futuro migliore.

Quali sono state le collaborazioni più significative che avete instaurato per raggiungere questi obiettivi?

Le collaborazioni con le istituzioni locali, la commissione straordinaria, la Chiesa e le scuole sono state fondamentali. Don Maurizio Patriciello, con il suo instancabile lavoro contro la camorra, e la direttrice scolastica Eugenia Carfora, con le sue iniziative educative, sono stati partner essenziali. Anche la collaborazione con la procura di Napoli Nord (il procuratore Maria Antonietta Troncone) e la Dda di Napoli (il procuratore Nicola Gratteri) è stata cruciale per il successo delle nostre operazioni. Lavorare in sinergia con queste istituzioni ci ha permesso di avere una visione completa del problema e di affrontarlo da diverse angolazioni, garantendo un intervento più efficace e mirato. Questo approccio integrato ha rafforzato la nostra capacità di risposta e ha creato una rete di supporto che ha reso più robusta la nostra azione sul territorio.

Che ruolo ha avuto l’educazione nel cambiamento della situazione al Parco Verde?

L’educazione ha giocato un ruolo chiave. Sensibilizzare i giovani sui valori della legalità e della convivenza civile è stato fondamentale per prevenire il reclutamento nelle file della criminalità. Le attività nelle scuole, i laboratori creativi e le iniziative sportive hanno offerto ai ragazzi modelli positivi e opportunità di crescita personale. Abbiamo lavorato per creare un ambiente in cui i giovani possano vedere un futuro diverso, lontano dalla criminalità. L’educazione non si limita alla scuola, ma comprende anche attività extracurricolari e progetti che coinvolgono tutta la comunità. Questo ha permesso di costruire un tessuto sociale più coeso e resiliente.

C’è un episodio particolare che le è rimasto impresso durante queste operazioni?

Uno degli episodi più toccanti è stato quando una madre del Parco Verde, dopo aver capito che sua figlia era vittima di abusi, si è rivolta a noi per chiedere aiuto. Grazie alla fiducia che aveva riposto in noi, siamo riusciti a intervenire tempestivamente e a portare alla luce una triste realtà di violenza. Questo episodio dimostra quanto sia importante costruire un rapporto di fiducia con la comunità, che permette alle persone di sentirsi sicure nel chiedere aiuto e nel collaborare con le forze dell’ordine. Questo tipo di interventi ha un impatto profondo, non solo sulle vittime ma sull’intera comunità, che vede concretamente il valore della presenza dello Stato e delle sue istituzioni. Quella zona, teatro di violenza, oggi è rinata con con un polmone verde, Parco Livatino (attiguo al centro sportivo Pino Daniele, ndr), con il laborioso lavoro della Forestale dei carabinieri, realizzato con materiali riciclati della stessa area.

Quali sono le sue riflessioni personali su questa esperienza?

Questa esperienza è stata estremamente gratificante e formativa. Vedere il cambiamento tangibile nella comunità di Caivano è motivo di grande orgoglio. Ogni sorriso, ogni gesto di riconoscenza da parte dei cittadini è una conferma che stiamo percorrendo la strada giusta. Ho imparato quanto sia importante la perseveranza e la dedizione nel nostro lavoro. Le sfide sono molte, ma i risultati ottenuti ci motivano a continuare con ancora più determinazione. Sono convinto che la strada della legalità e della partecipazione sia l’unica percorribile per costruire un futuro migliore per tutti.

Grazie, Capitano, per il suo impegno e per aver condiviso con noi la sua esperienza e i successi ottenuti.

E’ un dovere poter servire lo Stato e contribuire a un futuro migliore per tutti. La lotta per la legalità è lunga e impegnativa, ma con il sostegno della comunità e delle istituzioni, sono certo che continueremo a fare grandi progressi.

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