Caserta, allevatori in corteo: l’assessore regionale Caputo se ne frega

Cento trattori in strada contro gli abbattimenti selvaggi di bufale, l’assessore svicola. Martone (Siaab): Costituzione violata, con il piano regionale le aziende familiari spariscono e si privilegiano i grandi marchi

Nicola Caputo, assessore regionale all'Agricoltura

CASERTA – Un’assenza pesante quella dell’assessore regionale all’Agricoltura Nicola Caputo alla manifestazione degli allevatori bufalini tenuta ieri fra Grazzanise e Casal di Principe. A tenere banco, ovviamente, l’emergenza brucellosi e il contestato piano della Regione, che punta ancora sugli abbattimenti, mentre gli operatori chiedono la prevenzione con le vaccinazioni di massa. Il titolare della delega all’Agricoltura continua a ignorare le richieste degli operatori e a pronunciare il classico “me ne frego” di mussoliniana memoria. Nelle ultime settimane c’è stato solo il tavolo in Regione di martedì scorso: per capire a cosa sia servito e quanto siano soddisfatti gli allevatori basta pensare al centinaio di trattori che ieri ha percorso la distanza fra i due paesi. Non è andata meglio a “Cronache”, che per 10 giorni ha cercato l’assessore per un intervento sulla vertenza: Caputo si è sempre negato. Non si sta parlando di una faccenda trascurabile, ma del futuro di un settore trainante dell’economia in Terra di Lavoro, un’eccellenza in grado di riscattare un territorio che Caputo dovrebbe conoscere bene, visto che Teverola è il suo paese di origine. Ma evidentemente Palazzo Santa Lucia è vicino solo geograficamente all’agro aversano. Un comparto che negli ultimi anni ha visto fallire oltre 200 aziende, con l’abbattimento di 140mila capi risultati quasi tutti sani dalle analisi post mortem. Argomenti evidentemente imbarazzanti per l’assessore, dato che la vicenda è stata sottoposta all’attenzione del giudice penale e della Corte dei conti dall’avvocato Antonio Sasso, su incarico degli allevatori. Sembra peraltro che Caputo abbia ipotizzato di aumentare gli indennizzi per i capi uccisi: un modo per non risolvere nulla, confermando la strada degli abbattimenti e cercando di dare un “contentino” agli allevatori con il classico piatto di lenticchie.


Lino Martone del sindacato degli allevatori Siaab si appella alla Costituzione contro le decisioni dell’assessorato regionale: “L’articolo 44 della Costituzione vieta la concentrazione della proprietà fondiaria: far sparire gli allevamenti familiari e incrementare quelli più grandi è quindi una violazione della nostra Carta fondamentale. La gestione familiare delle aziende bufaline va garantita, anche provvedendo alla bonifica dell’area Basso Volturno-Garigliano. Vogliamo la vaccinazione totale per impedire che vengano massacrate altre bufale. I nostri avvocati chiederanno come mai non era stato reso pubblico il dato delle analisi post mortem sui capi abbattuti, dalle quali risulta che il 98% delle bufale erano in realtà negative alla brucella”. Peraltro, quelle stesse bufale sono state macellate e sono finite sulle tavole attraverso i colossi della carne, che l’hanno acquistata a prezzi stracciati.

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