Caso Eitan, bambino torna a casa dopo quasi 3 mesi: zii chiedono riservatezza

Adesso che tornerà in Italia, la priorità della famiglia paterna di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, è quella di tutelare la sua privacy. Ad ogni costo

MILANO – Adesso che tornerà in Italia, la priorità della famiglia paterna di Eitan, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, è quella di tutelare la sua privacy. Ad ogni costo. La villetta di Travacò Siccomario, alle porte di Pavia, dove il piccolo viveva con la zia e tutrice Aya Biran, è stata ‘avvolta’ da teloni verdi per evitare che sguardi indiscreti si insinuino oltre la recinzione e le alte siepi del giardino.

Anche sulle modalità del rientro del bimbo – al centro di un’aspra contesa familiare per la custodia che vede protagonisti anche i nonni materni Schmuel Peleg e Esther Cohen – c’è un velo di mistero.

I familiari, da quanto si è saputo, per precauzione avrebbero prenotato i biglietti su diversi voli, per riservarsi eventuali cambiamenti all’ultimo minuto. Anche l’orario del volo da Tel Aviv che riporterà il bambino in Italia, e atterrerà ad Orio al Serio, è stato scelto per tenere lontani media e curiosi.

Le autorità faranno il possibile per salvaguardare la privacy di Eitan e metterlo al riparo da ulteriori disagi. E i legali della famiglia Biran, gli avvocati Grazia Cesaro e Cristina Pagni, hanno rivolto “un appello ai giornalisti e agli operatori dell’informazione” chiedendo di “evitare ogni forma di intrusione nella vita del minore e della famiglia che lo accoglie”. “Eitan – hanno aggiunto – ora ha bisogno di serenità e tranquillità, insieme alla sua famiglia, per affrontare un percorso di recupero delicato”.

Ora Eitan potrà riabbracciare i nonni paterni, che abitano anche loro a Travacò, e rivedere i suoi compagni di scuola, dopo oltre 2 mesi e mezzo trascorsi in Israele in attesa delle decisioni dei Tribunali.

Dopo qualche giorno di svago, il bambino dovrebbe anche iniziare ad andare in prima elementare. Il suo primo giorno di scuola sarebbe dovuto essere il 13 settembre, se il nonno materno non lo avesse prelevato, due giorni prima, e portato in Israele a bordo di un jet privato.

La Corte Suprema di Tel Aviv ha stabilito che si è trattato di un rapimento, verso il quale la Convenzione internazionale dell’Aja ha “tolleranza zero”. “Non è discutibile – hanno spiegato i giudici – che il luogo normale di vita del minore sia in Italia, dove ha trascorso quasi tutta la sua esistenza”.

La battaglia legale, adesso, riprenderà il 9 dicembre davanti al Tribunale per i Minori di Milano. I nonni materni – entrambi indagati per il rapimento del bambino con il complice Gabriel Alon Alon dalla Procura di Pavia – hanno impugnato la decisione di confermare la zia Aya sua tutrice legale. Per il nonno e l’ex militare, impiegato dall’agenzia di contractor americana BalckWater, è scattato anche il mandato di arresto internazionale: per il primo le pratiche sono ancora in corso, mentre il secondo è stato scarcerato su cauzione e con obbligo di firma dalle autorità di Cipro, in attesa della decisione dei giudici se estradarlo o meno.

LaPresse

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