Caso Ilva: governo alla deriva e sotto scacco di Arcelor Mittal. Conte tenta l’ultima carta

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse

Sul caso Ilva il governo è oggettivamente in grossa difficoltà, con Arcelor Mittal che sembra avere in mano le carte migliori. Conte e compagni ne combinano un’altra: dopo tasse e microtasse che affosseranno definitivamente il nostro Paese, ora ci si mette anche la crisi occupazionale degli operai Ilva. Le guerre intestine dell’esecutivo tra i si e i no del M5S, del Pd e di Renzi stanno mietendo vittime su un percorso di governo che pare sempre più avere i giorni contati.

Lo spiraglio

Ora, ancor più di prima, ad Arcelor Mittal sembra non interessare più la questione scudo penale, ma piuttosto quella di dare un definitivo addio al nostro Paese. Anche se all’orizzonte appare un seppur minimo spiraglio legato ad un nuovo tavolo di incontri tra il premier Conte e la società indiana già domani o più probabilmente martedì, il nodo appare difficile da sciogliere. Anzi dopo gli ultimatum del governo che non sembrano essere piaciuti alla controparte, Arcelor Mittal sembra voler concedere un’altra chance. Magari solo per salvare la faccia: lasciare l’Italia ad un solo anno dalla firma del contratto macchierebbe in maniera indelebile la propria reputazione.

La partita

A prescindere dal tanto discusso scudo penale, c’è la  questione Altoforno 2 di cui bisognerà garantire la facoltà d’uso. In tal senso i commissari straordinari si sono incontrati, non pià di due giorni fa, con il procuratore capo di Taranto a cui hanno illustrato cosa è stato fatto e quanto ancora bisognerà fare dichiarandosi pronti a presentare la richiesta di proroga della facoltà d’uso per ancora un altro anno. Molto probabilmente L’azienda quasi certamente chiederà anche uno sconto sul canone di affitto.

Questione esuberi

I 5mila esuberi chiesti da Arcelor Mittal risultano essere un problema insormontabile per il governo. Ma all’orizzonte potrebbe aprirsi lo spiraglio ad una mediazione, tornando all’offerta in precedenza, ovvero gli 8.480 dipendenti totali in Italia, circa 2.300 in meno rispetto a quelli assunti. In tal senso l’esecutivo giallorosso potrebbe intervenire con gli ammortizzatori sociali su 4.500 lavoratori (i commissari straordinari hanno già in gestione 2 mila lavoratori, di cui 1.600 in cig).

Le alternative

La prima, che appare più probabile in queste ore è quella che Arcelor Mittal lasci l’Italia. La seconda è quella della nomina di un commissario straordinario in attesa di una nuova gara (ieri il gruppo Jindal ha smentito categoricamente la possibilità che possa tornare in campo con una cordata). La terza è  quella della nazionalizzazione del gruppo, ma in tal senso i contrasti non mancano. E su un potenziale fallimento d’accordo si è espresso il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina: “Il governo dovrebbe valutare la possibilità di nazionalizzare lIlva anche se potenzialmente in contrasto con le norme comunitarie”.

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