Centrodestra, Cav apre a federazione con la Lega: Carfagna-Gelmini dicono no. Fdi si tira fuori

Foto Alessandro Di Meo / POOL Ansa / LaPresse Nella foto: Silvio Berlusconi (Forza Italia)

ROMA – Silvio Berlusconi spiazza tutti e spacca il partito. Il Cav torna a parlare ai suoi e su Zoom apre alla Federazione proposta sulle pagine de ‘Il Giornale’ da Matteo Salvini. Un vecchio progetto del leader della Lega che torna alla ribalta proprio ora che il partito di Fratelli d’Italia tallona il Carroccio, con Giorgia Meloni lanciata verso palazzo Chigi. “Consideriamo con grande attenzione l’ipotesi”, dice il Cav parlando ai vertici azzurri, i membri del governo, i capigruppo e i governatori. “Non diciamo no: ne parleremo nelle sedi dedicate del partito. Di sicuro una maggiore unità con le altre forze del centrodestra consentirà di dare maggiore forza alle nostre battaglie storiche”, scandisce.

Nessun “appiattimento” sulla Lega, assicura l’ex premier, “i rapporti con Salvini sono ottimi, noi siamo il partito-guida del centrodestra”. Tutto questo, tuttavia non basta, alcuni partecipanti saltano sulla sedia quando l’uomo di Arcore – lontano dalla politica da mesi per occuparsi della sua salute messa a dura prova dal post Covid – si augura che questo sia il primo passo verso un partito unico. E’ la fine del centrodestra e di Forza Italia, lamentano diversi dirigenti azzurri, tra cui Sestino Giacomoni, Marco Bestetti e Maurizio Gasparri.

A sostenere il progetto invece Anna Maria Bernini, Giorgio Mulè e Alessandro Cattaneo. Pesa nel corso della discussione il silenzio di Antonio Tajani, quasi spiazzato dalle parole di Berlusconi. E’ però l’asse Gelmini-Carfagna a far salire la tensione , quando senza mezze misure, le due ministre del governo Draghi – capofila dell’ala moderata e liberale di Forza Italia – si oppongono difendendo l’identità del partito, i valori che lo hanno fondato, e i progetti in cantiere.

Per Carfagna e Gelmini serve rilanciare Fi e non essere fagocitati dalla Lega

La posizione è granitica, per le due deputate azzurre l’ipotesi di federare deve essere discussa da tutti gli organi del partito. In pratica serve un Congresso che decida sulla vita o la morta di Forza Italia. Se riflessione deve essere – insistono Gelmini e Carfagna – riflessione sia. Tuttavia i primi lanci di agenzia, che sanciscono l’apertura del Cav al progetto leghista, hanno il sapore di qualcosa di preconfezionato, già deciso nelle segrete stanze. E’ qui che scatta il botta e risposta tra Bernini e Carfagna, con quest’ultima che va al contrattacco rilevando: “Non ci lamentiamo se puoi escono 50 parlamentari”.

La replica della capogruppo è piccata: “Sembra un avvertimento mafioso”, ma l’ex vicepresidente della Camera non si lascia intimidire: “Non si tratta di minacce, io la mafia la conosco bene”. “Io no per fortuna”, taglia corto Bernini. Insomma il clima non è dei migliori, la riunione si chiude con Berlusconi che assicura “di essere tornato” e che dopo mesi di assenza di sentirsi di nuovo “‘in famiglia’”. Lo strappo si è, però, consumato con le perplessità dell’ala moderata che si alimentano dopo la telefonata “affettuosa, positiva e con lo sguardo rivolto al futuro” tra Berlusconi e Salvini.

Il “già è tutto deciso” brucia tra i parlamentari che non hanno alcuna intenzione di morire salviani, concetto che tra le fila del partito non è mai stato nascosto. Carfagna infatti insiste: “Esiste infatti una terza via: lavorare per riaffermare la centralità dei liberali nella coalizione e nel Paese” e poi “i nostri elettori non si sentirebbero a loro agio in un assetto a trazione leghista”. C’è poi un altro malessere che crescere, ma è nella coalizione.

Il progetto di Salvini, assicurano fonti di via Bellerio, è ‘per ora’ solo parlamentare, con l’obiettivo di rafforzare all’interno del governo l’azione del centrodestra, che si è schierato al fianco di Mario Draghi. E’ però quel ‘per ora’ a prefigurare una strategia ben precisa per isolare Meloni e far saltare anche il tavolo sulle prossime comunali. “La federazione riguarda i gruppi del centrodestra che sono in maggioranza con Draghi, ed è uno strumento per difendersi dallo strapotere della sinistra nella maggioranza – commentano fonti di Fdi – Operazione giusta che però non riguarda Fratelli d’Italia, che si trova all’opposizione del governo”.

La leader del partito insomma ne resta fuori, consapevole che sul piatto c’è tanta carne al fuoco e sarà difficile tenere in vita politicamente la coalizione mentre si forma un’altra entità frutto di una fusione a due. Primo fra tutti il nome dei candidati delle prossime elezioni a Roma e Milano. “E’ un film già visto – si sfoga una fonte del partito – come 5 anni fa con Marchini si vuole far scendere in campo Fratelli d’Italia in solitaria per farci perdere”.

Il casting dei candidati sembra non decollare

Oggi Salvini ha incontrato Enrico Michetti, che resta un segnalato di Fdi ma non il suo candidato. La reazione al primo faccia a faccia è stata tiepida: “Bella mattinata di lavoro questa mattina a Roma, proseguirà nel pomeriggio a Milano. Ieri ho incontrato Matone, oggi Michetti sono due ottimi candidati. Io non tifo né per l’uno né per l’altro, giochiamo per vincere”. Voci di corridoio parlano di una spallata proprio la prossima settimana, con il leader leghista pronto a proporre Matone e sancire lo strappo. Il vertice non è ancora in agenda ma Salvini conferma che ci sarà la prossima settima, ma che sia martedì non è detto.(LaPresse)

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