Che furbo Di Maio, i suoi fallimenti sono sempre colpa di qualcun altro

Foto Vincenzo Livieri - LaPresse in foto Luigi Di Maio

Povero Luigi Di Maio. Il ministro che lotta contro i “matusa”, il governo e le multinazionali. Lui è contrario. Lui non è d’accordo. Lui è indignato. Lui è stanco della vecchia politica. Lui ne ha piene le tasche dei politicanti che parlano e parlano e non risolvono niente.

Lui vorrebbe governare, vorrebbe risolvere i problemi ma i cattivi non glielo fanno fare. Eppure non si dimette. Perché se lascia libera quella poltrona, qualche cattivone la occuperà. Qualche ambizioso incompetente prenderà quei soldi per sé. Lo sta facendo per noi, insomma. Grazie, Giggino.

Lui la voleva salvare davvero, la Whirlpool. Se sette mesi fa già cantava vittoria non era per imitare i festeggiamenti di Pina Picierno per i finti 600 posti di lavoro alla Apple di Napoli sbandierati da Renzi. Lo faceva perché lui voleva salvare quei posti. Ma la Whirlpool si è messa di traverso.

E non è la prima volta che i suoi sogni si infrangono contro la dura realtà. Lui voleva chiuderla davvero, l’Ilva. E’ stata l’Ilva a opporsi pervicacemente alla propria chiusura. Lui voleva cacciarli davvero i Benetton da Autostrade, dopo che sono morte 43 persone. Ma i Benetton si sono messi di traverso.

Voleva darli, 750 euro al mese e tre posti di lavoro ciascuno a tutti i poveri e i diseredati. Ma i freddi numeri non mostrano alcun rispetto per la voglia di cambiamento. E nemmeno quei farabutti degli imprenditori che, a quanto pare, non hanno alcuna intenzione di assumere nonostante navighino nell’oro.

Lui voleva davvero fare la guerra ai vaccini ma i poteri forti glielo hanno impedito e quegli ingrati dei No Vax si sono anche permessi di protestare contro il Movimento 5 Stelle davanti alla Camera. Voleva davvero abolire l’immunità parlamentare ma si sa, quando Salvini insiste è difficile dirgli di no.

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