Chiese, 100mila in Italia. Ma molti ‘gioielli’ appartengono allo Stato

Il cardinale Gianfranco Ravasi ha definito il fenomeno come "uno degli specchi del declino della pratica religiosa e del clero e del progredire della secolarizzazione"

ROMA (LaPresse) – L’Italia è certamente uno dei Paesi che conta più luoghi di culto cattolici al mondo: sono circa 100mila le chiese sparse per il territorio nazionale. Di queste, poco più della metà (65mila) sono di proprietà delle 26mila parrocchie, le altre appartengono a soggetti privati, alle Regioni, a ordini, congregazioni e confraternite.

Il ricco patrimonio italiano

Ma anche allo Stato, che con il Fondo edifici di Culto ne possiede oltre ottocento, tutte di particolare interesse storico-artistico. La basilica di Santa Croce e Santa Maria Novella a Firenze, così come Santa Maria in Ara Coeli sono tra queste. Ma anche la chiesa di San Giuseppe ai Falegnami nei Fori Imperiali a Roma, tristemente noto per il crollo dell’intero tetto ad agosto scorso.

100mila chiese in Italia, molte appartengono allo Stato

L’origine del patrimonio del Fec deriva dalle leggi della seconda metà del 1800, con le quali lo Stato italiano espropriò la Chiesa. Oggi il Fondo ne cura la tutela e la valorizzazione. La conservazione e i restauri sono assicurati da interventi realizzati in collaborazione con il ministero per i Beni e le attività culturali, che vengono finanziati direttamente o mediante sponsorizzazioni. Il Fec annovera fra i suoi beni anche un fondo librario antico, custodito nella biblioteca della Direzione centrale, con oltre quattrocento volumi editi dal 1552.

Circa 700 le chiese dismesse

Secondo la Cei, le Chiese dismesse in Italia sono tra le 600 e le 700 e la loro gestione è regolata anche dagli accordi concordatari. Ma la dismissione coinvolge molto di più il Nord Europa, dove negli anni le chiese vendute all’asta sono diventate pizzerie, ristoranti, negozi, palestre, in alcuni casi addirittura discoteche.

Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Dicastero per la Cultura, ha definito il fenomeno come “uno degli specchi del declino della pratica religiosa e del clero e del progredire della secolarizzazione”.

di Maria Elena Ribezzo

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