CASAL DI PRINCIPE – Una pattuglia di imprese, intestate a prestanome, che avrebbe permesso a Dante Apicella, alias Damigiana, già condannato per mafia nel processo Spartacus, e al nipote Pietro, ex consigliere comunale, di inserirsi nel giro di appalti pubblici, in nome degli Schiavone, non solo in Campania, ma anche in altre regioni, come Lazio e Calabria: è uno dei temi della maxi inchiesta che a maggio dell’anno scorso ha fatto scattare 35 misure cautelari. Nella schiera di società che i due casalesi, accusati di associazione mafiosa, avrebbero usato per aggiudicarsi i lavori, spicca la Ludo Appalti. In relazione alla gestione di questa ditta, a Dante e a Pietro Apicella vengono contestati i reati di trasferimento fraudolento di beni e riciclaggio con l’aggravante mafiosa in concorso con Vincenzo Apicella (fratello di Dante), Francesco Salzillo e Luca Fontana, tutti di Casal di Principe. Damigiana, stando alla tesi della Dda di Napoli, sarebbe stato il supervisore dell’operazione imprenditoriale, Vincenzo avrebbe curato gli aspetti logistici e la manutenzione dei mezzi, Pietro Apicella e Francesco Salzillo, invece, erano addetti alla fase esecutiva e si preoccupavano di curare i rapporti con le pubbliche amministrazioni. Fontana, ha ricostruito la Procura di Napoli, era l’intestatario solo formale della ditta, ma la gestione e il controllo, di fatto, sarebbero stati degli Apicella. E questo dato emerge dalle varie conversazioni intercettate dagli agenti della Dia nella quali salta fuori che ad interfacciarsi con i tecnici dei vari Comuni, per conto della Ludo Appalti, è proprio Pietro.
Fontana compra le quote della Ludo Appalti il 15 novembre 2011 dai soci Rosa Pietroluongo e da Elisa Martino (estranei all’inchiesta) ma, hanno documentato gli inquirenti, non aveva la capacità reddituale per effettuare l’acquisto. Se il giudice per le indagini preliminari Giovanna Cervo, del Tribunale di Napoli, ritenne che c’erano gravi indizi in relazione alla posizione di Fontana in relazione al trasferimento fraudolento di beni e al riciclaggio aggravati dalla finalità mafiosa, il Riesame, ai fini cautelari, ha ritenuto errata questa considerazione (ha annullato l’ordinanza).
La Ludo Appalti è riuscita negli anni ad aggiudicarsi importanti commesse, come quella datato febbraio 2022, riguardante i lavori di manutenzione straordinaria, banditi dal Comune di Napoli, di via Toledo, precisamente nel tratto tra piazza Carità e piazza Trieste e Trento: un lavoro da un milione di euro. E Napoli, a quanto pare, è un territorio che, lavorativamente, portava bene alla Ludo Appalti, così direbbero gli scaramantici. È stato pubblicato, infatti, sulla Gazzetta Ufficiale, ad aprile scorso, l’esito di un’importante gara riguardante la riqualificazione del quartiere Pianura e del parco Falcone e Borsellino. Uno dei lotti che compongono questa procedura è stato assegnato sempre alla società che, secondo la Dda, era di fatto gestita dagli Apicella per 890mila euro.
La ditta intestata a Fontana è riuscita a radicarsi anche a Roma. Ed infatti nel 2020 si è aggiudicata gli interventi di manutenzione ordinaria dei dispositivi di drenaggio delle sedi stradali (caditoie, fogne e fossi), di opere di scavo e ripristino di strade e marciapiedi per il territorio dell’ottavo municipio. Di che cifra parliamo? L’importo dei lavori era di 314mila euro. Questi interventi a Napoli e a Roma sono estranei all’indagine che ha coinvolto gli Apicella, Salzillo e Fontana. L’attività investigativa che li ha riguardati i ha già innescato due processi. Uno interessa 9 imputati (e tra loro c’è Dante Apicella) che hanno scelto il rito abbreviato, l’altro (dove ci sono Salzillo, Fontana e gli altri parenti di Damigiana), stanno affrontando il dibattimento, ma la Cassazione deve ancora decidere dove far svolgere il processo dopo che alcuni legali avevano sollevato una questione di competenza territoriale (si stava svolgendo a S. Maria Capua Vetere, ma l’iter potrebbe essere ‘spacchettato’ coinvolgendo anche più palazzi di giustizia). Gli Apicella, Fontana e Salizllo sono da ritenere innocenti fino a una eventuale sentenza di condanna irrevocabile. Nel collegio difensivo gli avvocati Claudio Botti, Carlo De Stavola, Pasquale Diana e Andrea Cantiello.
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