Clan dei Casalesi e appalti, le mani di Apicella su Villa di Briano

La confessione dell’imprenditore: “Ho preso lavori grazie a De Luca”

Foto LaPresse - Marco Cantile

CASAL DI PRINCIPE – Dante Apicella a damigiana con la sua rete di società è riuscito a fare business anche a Villa di Briano. Informazione che la Dda di Napoli ha appreso direttamente dalla sua voce. A fine giugno è stato interrogato dal pm Graziella Arlomede. Cosa ha detto? Che come sarebbe successo per i contratti di quartiere a Casal di Principe, ottenuti grazie all’intercessione di Nicola Schiavone, anche nel caso brianese a garantirgli i lavori sarebbe stato un esponente del clan: “Me li sono aggiudicati con la ditta di Vincenzo Petrillo grazie alle manovre di Ernesto De Luca al quale – ha chiarito Apicella – ricordo che consegnai l’offerta in bianco. Mi riferisco a fatti del 2008-2009. A De Luca – ha aggiunto Apicella – ho dato una quota di 40mila euro che in parte era senz’altro destinata a Iovine (Antonio, ndr)”.

Casalesi, Apicella gestore dei rapporti tra clan e imprenditori
Casalesi, Dante Apicella gestore dei rapporti tra clan e imprenditori

Apicella è stato coinvolto nell’inchiesta, condotta dagli agenti della Dia, tesa a smantellare una pattuglia di società che, secondo l’accusa, si sarebbe aggiudicata appalti pubblici banditi da vari Comuni della Campania aiutando economicamente il clan dei Casalesi.

Le ditte, sostiene la Dda, erano di costruttori ritenuti vicini alla cosca o intestate a prestatomi riconducibili ad Apicella. Quest’ultimo, già condannato per associazione mafiosa nel processo Spartacus, avrebbe evitato di figurare in prima persona nelle strutture societarie, e per agire, in base a quanto accertato dagli investigatori, usava una rete di prestanome. Apicella ha scelto di parlare con i magistrati dell’Antimafia per informarli delle sue relazioni con il clan.

Questo filone investigativo è stato accorpato dalla Dda a quello seguito dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta sui fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone, entrambi accusati di associazione mafiosa. Il primo, detto ‘o munaciello, sarebbe riuscito, attraverso un giro di mazzette, a veicolare alcuni appalti di Rete ferroviaria italiana verso ditte a lui vicine. Il secondo, alias ‘o trick, avrebbe ottenuto in nome del clan subappalti da colossi delle telecomunicazione e dell’energia.

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