Claudio Poggi: l’ultimo dei produttori romantici. Il 20 dicembre a San Nicola La Strada, nell’ambito della Decima Edizione di Scala Napoletana.

Nell’ambito delle fasi finali del  X Convegno “Scala Napoletana”, – 20 dicembre 2024 presso il Salone Borbonico di San Nicola La strada (Ce) tra gli ospiti il produttore musicale Claudio Poggi, un affermato professionista dell’industria musicale italiana fin dal 1976, anno in cui ha iniziato la sua attività producendo “Terra mia”, il primo album di Pino Daniele per la EMI Italiana.

Claudio Poggi

Attivo da oltre quarant’anni, Poggi ha collaborato con figure di primo piano come: Alan Sorrenti, Tullio de Piscopo, Lina Sastri, Nuova Compagnia di Canto Popolare, Richie Havens, Enzo Gragnaniello, Gigi D’Alessio ed altri, per lo sviluppo delle loro carriere e per la produzione e promozione dei loro prodotti discografici.

Giornalista, regista, consulente e autore di programmi televisivi per la Rai, attualmente ha fondato e dirige l’etichetta Marechiaro Edizioni Musicali, con la quale, realizza prodotti musicali e progetti, che hanno come missione principale, quella di riavvicinare le giovani generazioni all’ arte e alla musica, offrendo loro esperienze formative e professionali. Sempre alla ricerca di nuove idee e veri talenti, Claudio Poggi è uno degli ultimi romantici del mondo della musica e della discografia.

Come è cambiato lo scenario musicale da quando hai cominciato a aggi?

I miei inizi professionali risalgono al lontano 1976, quando ho prodotto l’album “Terra mia” di Pino Daniele, uscito poi nel 1977. Erano anni in cui noi giovani, all’epoca avevo appena 22 anni, gli stessi di Pino, volevamo riaffermare il nostro ruolo di amanti di musica d’oltreoceano, poco trasmessa dalle radio, e soprattutto da quella italiana, che segnava un vero e proprio confine invalicabile tra “Rose Rosse” di Ranieri e “L’avvelenata” di Guccini, per fare un esempio, tra Sanremo e il Festival d’Avanguardia e Nuove Tendenze, senza trovare nessun punto di contatto, anzi cercando di stroncare quello che per noi rappresentava il vecchio, il melenso e lo scontato.

Oggi è l’esatto opposto, forse perché mancano quei valori sociali che per noi erano imprescindibili e intoccabili. Nel panorama musicale attuale i giovani ascoltano senza distinzione e contemporaneamente Orietta Berti e Fedez, i  Maneskin, Vasco Rossi e lo stesso Massimo Ranieri, ancora sulla cresta dell’onda.

Che ruolo riveste la musica attualmente nella società?

Oggi si ascolta tantissima musica, di tutti i generi e soprattutto ovunque: negli uffici, nei negozi, nei ristoranti, per strada. Ma è un ascolto eterogeneo non selettivo, brani e melodie che si rincorrono  senza sosta dove l’orecchio talvolta capta la hit del momento o ricordi legati a situazioni vissute. Tuttavia specialmente i giovani non ne possono fare a meno e il consumo è immenso ma senza elaborare, per la maggior parte di essi, una vera e propria idea stilistica o di contenuto.

Talent e talenti un binomio controverso

Anche se le parole appaiono molto simili sono due realtà estremamente distanti: Talent è una gara da vincere, con “professori” e “giudici” per lo più improbabili, in una sorta di lotteria dove chi vince cerca solo il successo rappresentato dai followers, intontiti dai programmi televisivi da cui provengono. I talenti invece, oggi merce rarissima e difficile da mettere in evidenza, sono coloro che cercano un percorso artistico, un progetto, un modo di comunicare la loro musica lontano dai canoni e metodi commerciali, quindi letteralmente ai margini del sistema.

Napoli  è ancora capitale culturale?

Napoli è un grande bacino di artisti con enormi potenzialità, non tutti, purtroppo, riescono ad emergere in questo mare magnum di proposte, molte delle quali inutili e dannose. La tecnologia ha creato possibilità per chiunque voglia registrare e pubblicare un brano, per cui è complicato distinguere chi ha veramente talento e chi ricerca il semplice consenso di amici e parenti. Da questo dire che Napoli è ancora capitale della musica mi sembra un po’ azzardato, perché a mio parere mancano artisti del calibro di Pino Daniele, tuttavia in questo momento la musica napoletana ha un grande riscontro a livello nazionale con personaggi molto amati dal pubblico, e che sono alle vette di classifiche e gradimento. Bisognerebbe avere una palla di vetro per capire se effettivamente questi segneranno un vero e proprio rinnovamento artistico per la musica napoletana.

Versi e musica: come si è trasformata la canzone da Salvatore Di Giacomo a Pino Daniele?

Pino Daniele ha avuto la capacità di evolvere il linguaggio della canzone classica napoletana che ha avuto tra i grandi personaggi come Salvatore Di Giacomo, immergendolo e modificandolo con tematiche e idiomi comunemente utilizzati dal popolo, pur lasciando inalterato l’aspetto colto, emozionale e sociale della canzone napoletana di alto livello. Per quanto riguarda l’aspetto musicale è riuscito, in maniera egregia, a fondere la canzone popolare con il blues, il funky e altre esperienze artistiche d’oltreoceano, creando uno stile suo, unico e di grande impatto.

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