Comunali, Boccia: “Dopo Napoli patto per Palermo, alternativi a destra”

Per le amministrative di Palermo "il modello potrebbe essere quello di Gaetano Manfredi, che a Napoli ha saputo costruire una rete ampia di consenso chiedendo sostegno ai partiti e, nello stesso tempo, sfidandoli su un progetto collettivo alto e di respiro.

Foto Fabio Cimaglia/ LaPresse in foto Francesco Boccia

ROMA – Per le amministrative di Palermo “il modello potrebbe essere quello di Gaetano Manfredi, che a Napoli ha saputo costruire una rete ampia di consenso chiedendo sostegno ai partiti e, nello stesso tempo, sfidandoli su un progetto collettivo alto e di respiro. Penso che serva, anche per una città naturalmente capitale come Palermo, un patto sulle grandi questioni economiche e sociali. Allora si vedrà chi sta davvero dalla parte della Sicilia e del Sud e chi pensa solo di sfruttarlo a fini elettorali com’è capace di fare la destra sovranista. Progressisti e riformisti insieme possono continuare nel Paese il cammino dello scorso ottobre. Un anno fa ci davano per sconfitti e, invece, unendo il fronte abbiamo vinto ovunque”. Così Francesco Boccia, deputato PD e responsabile Regioni e Enti locali della Segreteria nazionale, in un’intervista a Repubblica. “La stella polare resta quella: unità dei progressisti e dei riformisti e alternativa netta con le destre che hanno fatto disastri dove hanno avuto responsabilità di governo. La Sicilia ne è una riprova: è un caso il più basso numero di vaccinati d’Italia? È un caso il ritardo negli investimenti su sanità e scuola? È un caso il ritardo sui trasporti locali? È un caso l’indecente condizione idrica della regione più bella d’Italia? È un caso la condizione della gestione dei rifiuti e la pessima condizione della sanità? Le intese quando portano a un’unità ampia e condivisa, come è accaduto a Napoli, si fanno e dimostrano che il campo largo al quale fa sempre riferimento il segretario Enrico Letta esiste nella società e si può fare anche al Sud. Quando le storie locali non lo consentono, le primarie, che sono sempre nel nostro dna, restano uno straordinario strumento di partecipazione, uniscono e consentono l’inizio della campagna elettorale. Ma devono unire aree diverse e non essere, invece, un rodeo tra compagni di partito”, conclude Boccia.

LaPresse

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