Sono un medico ospedaliero in pensione che non riesce a restare inerte di fronte alla catastrofe sanitaria che sta attanagliando il nostro amato Paese. Facendo onore alla mia professione, al giuramento in essa contenuto, mi sto adoperando a dare consigli a tutti coloro che mi contattano affinché si sentano meno soli in questa battaglia contro un nemico tanto invisibile, quanto pericoloso.
L’importanza dell’igiene
Purtroppo a tutt’oggi, non essendoci ancora una terapia specifica per questa grave patologia, posso solo dire che l’unica arma efficace da mettere in campo è l’igiene. Si esercita con piccoli atti che, anche se ripetitivi e monotoni, a lungo andare, diventano cultura comportamentale. Immaginiamo la giornata tipo di un mio coetaneo costretto ad uscire di casa per provvedere ai suoi bisogni primari.
La distanza e la mascherina
Egli si lava con cura le mani e, dopo averle asciugate, infila i guanti di lattice con i quali toccherà il soprabito da indossare. Successivamente indosserà la mascherina (possibilmente FFP3) e guadagnerà l’uscio di casa. In strada si limiterà al saluto verbale dei conoscenti tenendosi a distanza di un metro e oltre.
A casa
Terminati gli acquisti, il rientro a casa prevede un altro rituale di igiene. Togliersi le scarpe, lasciandole al di fuori della porta ed infilare la pantofole. Depositare all’ingresso le borse della spesa, liberarsi del soprabito, provvedendo a passarvi sopra il vapore di un ferro da stiro o di una vaporella. Le suole delle scarpe vanno igienizzate con candeggina.
Dopo aver fatto la spesa
Igienizzare le confezioni degli acquisti fatti con un panno imbevuto di alcool. Lavare frutta e verdura con Amuchina. L’ultimo atto consiste nella rimozione della mascherina, dei guanti e un ulteriore accurato lavaggio delle mani. Questi piccoli gesti possono valere una vita. Fatene tesoro e… andrà tutto bene.