Covid, riforme e Pnrr, Mattarella: la vaccinazione è un dovere morale

"La pandemia non è ancora sconfitta e l'Italia non può perdere"

Sergio Mattarella (Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse)

ROMA – “La pandemia non è ancora sconfitta e l’Italia non può perdere la sua grande occasione”. Per l’ultima cerimonia del Ventaglio del suo settennato, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, calca con forza la mano sulla sfida più importante: quella della vaccinazione. Che “non rende invulnerabili, ma riduce grandemente la possibilità di contrarre il virus, la sua circolazione e la sua pericolosità. Per queste ragioni è un dovere morale e civico”. Il capo dello Stato ricorda a tutti che “la pandemia non è ancora alle nostre spalle”, anzi “il virus è mutato e si sta rivelando ancora più contagioso. Più si prolunga il tempo della sua ampia circolazione più frequenti e pericolose possono essere le sue mutazioni. Soltanto grazie ai vaccini siamo in grado di contenerlo”.

L’immunizzazione della comunità è fondamentale per non vanificare gli sforzi e i sacrifici degli italiani nell’ultimo anno e mezzo, ma anche per proseguire sulla strada del rilancio economico, che avrà anche l’arma in più dei fondi europei previsti dal programma Next Generation Eu. Ma il “cammino per uscire dalla crisi”, ammonisce Mattarella, è “soltanto all’inizio”. Non manca il passaggio, anche senza citarlo, sul Green pass. E la sua idea è chiara: “La libertà è condizione irrinunziabile ma chi limita oggi la nostra libertà è il virus non gli strumenti e le regole per sconfiggerlo”. Ergo: “Se la legge non dispone diversamente si può dire: ‘in casa mia il vaccino non entra’. Ma questo non si può dire per ambienti comuni, non si può dire per gli spazi condivisi, dove le altre persone hanno il diritto che nessuno vi porti un alto pericolo di contagio; perché preferiscono dire: ‘in casa mia non entra il virus'”.

Più di una mano tesa al governo di Mario Draghi, che esorta a procedere con determinazione: “Quando si pongono in essere interventi di così ampia portata, destinati a incidere in profondità e con effetti duraturi, occorre praticare una grande capacità di ascolto e di mediazione – afferma nel suo discorso -. Ma poi bisogna essere in grado di assumere decisioni chiare ed efficaci, rispettando gli impegni assunti”. Perché “gli interventi e le riforme programmate devono adesso diventare realtà. Non possiamo fallire: è una prova che riguarda tutto il Paese, senza distinzioni”. A patto che le forze politiche, alle quali dà atto di “aver compreso la gravità della situazione sanitaria”, non smarriscano “la consapevolezza della emergenza che tuttora l’Italia sta attraversando” e dunque “non si rivolga attenzione prevalente a questioni non altrettanto pressanti”.

Il presidente della Repubblica pone un fortissimo accento anche alla scuola, perché dopo grandi sacrifici imposti dalla pandemia, “il regolare andamento del prossimo anno scolastico deve essere un’assoluta priorità”. Ma questo può accedere solo se tutti remano nella stessa direzione. “Gli insegnanti, le famiglie, tutti devono avvertire questa responsabilità, questo dovere, e corrispondervi con i loro comportamenti”, lancia l’appello il capo dello Stato. L’ultimo passaggio del suo intervento è dedicato agli operatori dell’informazione, spiegando che c’è la massima attenzione alle proposte europee contro il ‘bavaglio’ ai giornalisti. Ai quali rivolge un appello contro le fake news, partendo dalla sua esperienza personale: “sarebbe un esercizio davvero arduo e preminente smentirle tutte”, soprattutto quelle “fabbricate, sovente, con esercizi particolarmente acrobatici”. La cerimonia finisce tra gli applausi, il settennato invece fra sei mesi. Ma fino a quel momento ce n’è di strada da percorrere.

(Dario Borriello/LaPresse)

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