Crisi, tutte le volte che Rousseau ha dettato la linea al Movimento

Allo stesso modo era stato discusso e approvato il programma da portare alle elezioni di marzo 2018

MILANO – Questo matrimonio s’ha da fare oppure no? A decidere sull’opportunità o meno della nascita dello strano governo M5S-Pd di fine agosto sarà il voto su Rousseau. Il passaggio sulla piattaforma, ormai croce e delizia del Movimento, è obbligato, considerando che gli iscritti pentastellati “hanno e avranno sempre l’ultima parola”. E, sebbene in tanti, soprattutto fra gli oppositori di questo accordo di governo, siano convinti che il voto possa essere condizionato anche da una sola parola di Beppe Grillo, i 5 Stelle sono irremovibili. Senza temere di diventare colpevoli di “sgarbo istituzionale”, ligi alle procedure, Di Maio & Co. sottoporranno il progetto di esecutivo ai loro elettori.

La votazione online

Non è la prima volta che il M5S delega una decisione importante all’esito della votazione online. Nata in versione beta nel 2015, la piattaforma viene lanciata ufficialmente nell’aprile 2016, il giorno della scomparsa del ‘padre’ Gianroberto Casaleggio. Ma già prima della sua invenzione, il Movimento aveva effettuato passaggi online nel 2013 prima per le Quirinarie e poi per le Parlamentarie. Rousseau, rinnovata nel 2017, negli ultimi due anni è stata utilizzata decine di volte. Ogni scelta è passata da lì. A partire dalla situazione, analoga a quella di oggi, della primavera del 2018. In quel caso ad attendere l’ok era il contratto di governo con la Lega, approvato dalla base.

Le decisioni delegate alla piattaforma Rousseau

Prima ancora, però, sulla piattaforma era stato scelto il capo politico e candidato premier del Movimento, risultato Luigi Di Maio. Allo stesso modo discusso e approvato il programma da portare alle elezioni di marzo 2018, così come i candidati stessi. Discorso analogo per candidati e programmi in vista delle elezioni Europee di quest’anno. Più recentemente, poi, il 30 maggio, con l’80% dei voti a favore, Di Maio ha ottenuto la conferma come capo politico con 44.849 sì e 11.278 no. 56.127 preferenze espresse in tutto. Un record per un unico quesito, capace di battere anche quello registrato a febbraio sul caso Diciotti, quando il 59% dei 52.417 iscritti aveva decretato la decisione di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini.

Le nomine

Ultime importanti votazioni, quella di giugno, in cui i votanti hanno scelto i due probiviri Fabiana Dadone e Andreola Raffaella e, soprattutto, quella di luglio che ha sancito l’introduzione del mandato zero per i consiglieri comunali, l’organizzazione regionale del Movimento, la candidatura durante il secondo mandato solo per i consiglieri comunali, la nuova organizzazione nazionale e i rapporti con le liste civiche. In attesa della prossima scelta degli iscritti: per la seconda volta, un voto sulla nascita o morte di un governo. E c’è da scommettere che sarà di nuovo record.

(LaPresse/di Chiara Troiano)

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