Dante, Mattarella: “Dal poeta una lezione di coerenza per tutti”

Il ricordo del presidente della Repubblica

Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse05-09-2020 Ravenna, ItaliaPoliticaIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Ravenna visita il monumento a Dante Alighieri,in occasione dell'apertura dell'anno celebrativo per il settimo centenario della morte. DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE
Foto Francesco Ammendola/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse05-09-2020 Ravenna, ItaliaPoliticaIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Ravenna visita il monumento a Dante Alighieri,in occasione dell'apertura dell'anno celebrativo per il settimo centenario della morte. DISTRIBUTION FREE OF CHARGE - NOT FOR SALE

MILANO – Un aspetto della vita di Dante che potrebbe insegnare qualcosa a chi è impegnato in politica, ma che vale per tutti è “la sua coerenza”, spiega il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sul Corriere della Sera in occasione della giornata nazionale dedicata al poeta, di cui ricorrono i 700 anni dalla morte.

Ma “non mi ha mai convinto il tentativo di attualizzare personaggi ed epoche storiche diverse. Eviterei, quindi, analogie tra l’Italia di Dante, uomo del Medioevo, e l’Italia di oggi. Ci separano settecento anni, un tempo incommensurabile”, spiega Mattarella, alcune delle difficoltà e dei punti critici nel nostro carattere di italiani “affondano le radici in tempi a noi molto più vicini. In un’Unità nazionale che si è formata in ritardo rispetto ad altri Stati europei e che ha proceduto – inevitabilmente – per strappi e accelerazioni progressive e che ha visto la coscienza popolare assimilare l’esperienza unitaria con più lentezza e fatica rispetto al progetto che animava i protagonisti del movimento unitario”.

“Io credo”, prosegue il presidente della Repubblica, che “l’universalità e, insieme, la bellezza di Dante vadano ricercate proprio nella particolare attitudine di penetrare nel profondo nell’animo umano. Descrivendone in modo coinvolgente moti, sentimenti, emozioni. I vizi che Dante descrive — la tendenza al peccato, secondo la sua concezione filosofica e religiosa — sono gli stessi dall’inizio della storia dell’uomo: avidità, smania di potere, violenza, cupidigia. La Commedia ci attrae, ci affascina, ci interroga ancora oggi perché ci parla di noi. Dell’essenza più profonda dell’uomo, fatta di debolezze, cadute, nobiltà e generosità”.

(LaPresse)

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