Ddl Zan, il Pd ci riprova e ripresenta testo in Senato. Letta apre a modifiche: “Possibile ok nel 2023”

Foto Mauro Scrobogna / LaPresse Nella foto: Enrico Letta PD

ROMA – Il Pd prova a sfondare sul fronte dei diritti. I dem, a sei mesi dalla sonora bocciatura del ddl Zan in Senato, ripresentano a palazzo Madama lo stesso provvedimento contro l’omotransfobia, approvato dalla Camera e poi naufragato. “Sappiamo che questo testo è stato bocciato, ma il nostro obiettivo non è piantare una bandiera – assicura Enrico Letta – Riteniamo che sia possibile e doveroso entro la fine di questa legislatura. Credo sarebbe una sconfitta se chiudessimo senza aver portato a termine l’approvazione di questo provvedimento”.

Il segretario apre anche ad “alcune modifiche” ma, sottolinea, “che siano in grado di mantenere il senso fondamentale e importante della legge”. Il senso dell’iniziativa, spiegano Simona Malpezzi, Monica Cirinnà e lo stesso Alessandro Zan, è rimettere il Palazzo in linea con il Paese, con quelle piazze che si sono riempiti di ragazzi e ragazze dopo il ko della legge. Nessun “ultimatum”, né “atteggiamenti di sfida”, insiste il leader del Nazareno, piuttosto la volontà “di sanare una ferita”, aprendo anche alle altre forze politiche.

Pronta a una nuova battaglia parlamentare Monica Cirinnà: “Sullo Zan noi faremo di tutto, il nostro scopo è ottenere una legge contro i crimini d’odio senza lasciare indietro nessuno. Ripresentiamo la legge così come è stata approvata dalla Camera”, sottolinea. “Finché c’è legislatura c’è speranza”, chiosa Alessandro Zan. Dal centrodestra, però, arrivano reazioni di chiusura.

Il Pd ha presentato di nuovo in Senato il ddl Zan? “Noi abbiamo presentato questa mattina in commissione Giustizia il testo unificato, ddl Pillon, sull’affido condiviso. Ci sono papà che non vedono i figli da mesi se non da anni. Queste sono priorità o emergenze. Non ci sono ferite da sanare, ci sono ideologie da imporre vedi l’identità di genere, che porta un uomo a vincere tutte le gare femminili o i bambini nelle scuole da indottrinare con la teoria gender”, dice chiaro a LaPresse il leghista Simone Pillon, in prima linea in occasione della prima bocciatura del testo a palazzo Madama.

“Queste sono le priorità del Pd. Ma se errare è umano, perseverare, come si sa è diabolico – gli fa eco da FI Maurizio Gasparri – Punire più severamente le discriminazioni è doveroso. Introdurre nuove discriminazioni e reati di opinione è una scelta sbagliata che – è il pronostico – si confermerà perdente”.(LaPresse)

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