Di Fenza (Centro Democratico): “Il Pd? Ormai è assoggettato ai grillini”

Il consigliere regionale in Campania: "Basta campi larghi, centrosinistra unoti alle Europee"

Pasquale Di Fenza, consigliere regionale di Centro Democratico in Campania
Pasquale Di Fenza, consigliere regionale di Centro Democratico in Campania

Ognuno tira acqua al suo mulino nel centro e nella sinistra che al momento viaggiano su binari paralleli. Divisioni su temi, progetti e leadership che rendono la vita facile al governo di Giorgia Meloni. L’esperimento del Terzo polo costruito da Matteo Renzi e Carlo Calenda è naufragato e ora i moderati cercano nuovi spazi e alleanze. In Campania i centristi sono saldamente nella maggioranza di Vincenzo De Luca, ma a livello nazionale le distanze restano con i dem e con i 5 Stelle. A lanciare un appello all’unità è il consigliere regionale di Centro democratico, Pasquale Di Fenza.

Consigliere, è un momento delicato per il centro dopo il divorzio tra Renzi e Calenda. Come si colloca in questo scenario e quale sarebbe per lei la strada giusta?

E’ un momento molto particolare per il centrosinistra. In questo momento non c’è un’unità di intenti sui temi su cui fare opposizione all’attuale governo. E’ chiaro che, tra una destra forte e una centro sinistra sempre più a sinistra e assoggettato al Movimento 5 Stelle, il centro assume un ruolo ancora più importante. Il Partito Democratico difficilmente sposterà l’asse verso il centro. Io credo che per contrastare la destra bisognerebbe che tutti facessero un passo indietro, magari ragionando su idee piuttosto che su personalismi.

Il prossimo appuntamento sono le Europee, qual è l’obiettivo della forza politica che rappresenta?

Il prossimo parlamento Europeo sarà chiamato ad esprimersi sul futuro di questo continente. Bisognerà ripristinare una linea in materia di difesa, di economia, di immigrazione e sul fronte energetico soprattutto visto e considerato che l’est sta cercando in tutti i modi di metterci in crisi con guerre continue. Abbiamo un’inflazione galoppante che sta mettendo a dura prova la vita di tutti, tassi bancari che sono schizzati alle stelle, l’Europa deve ritrovare la sua centralità. L’obiettivo della mia forza politica è quello di creare un programma ben definito e coerente da presentare agli elettori da attuare effettivamente. Stiamo lavorando per presentarci come “Centro Democratico”. Nelle prossime settimane sono previsti incontri con i vari direttivi per capire il da farsi.

È cominciato in consiglio regionale l’iter per l’abolizione del limite di due mandati per il presidente? La ritiene una scelta necessaria?

Non mi risulta sia in corso di svolgimento l’iter nella prima commissione e non è l’ordine del giorno la revisione della legge elettorale. È più un tormento giornalistico che realtà. Il mandato scade tra due anni e mezzo. La politica è imprevedibile, possono accadere tante cose.

Il Pd vuole il campo largo ma è ambiguo con De Luca, che idea si è fatto di questo atteggiamento?

Il Pd vuole il campo largo, il movimento 5Stelle vuole il campo giusto, è ora di mettere un punto e iniziare a parlare di coalizione di centrosinistra. Quella che ha dimostrato alle ultime elezioni regionali in Campania e comunali a Napoli di essere vincente. Ricordo che oltre il 50% dei voti sono stati ottenuti dalle forze moderate, riformiste e liberali come la mia.

Ritiene che la collocazione del Centro sia quella all’interno della coalizione con Dem e 5 Stelle?

Si certo. Come dicevo è l’unico modo per essere competitivi e creare un’alternativa di governo. Ovvio che non ci saremo a tutti i costi. Servono sempre le condizioni giuste.

Qual è il suo giudizio sul DL Sud appena approvato?

Qualcosa di positivo c’è. Penso alle 2.200 assunzioni di nuove unità personale amministrativo a supporto soprattutto di Comuni e Regioni. Per il resto l’utilizzo delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione, per compensare quanto verrà tagliato con la cancellazione di molti progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è un gioco astuto penalizzante, perché già destinate per l’80% allo sviluppo del Sud. Si cancellano inoltre le otto Zes (Zone economiche speciali) esistenti, per farne una unica: parliamo di una centralizzazione inutile. Per le regioni del nord si punta a concedere più autonomia, per le regioni del sud si punta al “commissariamento”.

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