Droga e telefoni in cella a Salerno

Droga e cellulari in cella a Salerno
Droga e cellulari in cella a Salerno

NAPOLI – Quattordici napoletani tra i 56 arrestati dalla polizia penitenziaria per aver introdotto stupefacenti e telefoni nel carcere di Salerno, con droni e pacchi consegnati dai familiari durante i colloqui. Ma anche con la tecnica del lancio del sacco. Insomma – secondo gli inquirenti – un’associazione ben strutturata. Nome in codice il gruppo ‘degli ebolitani’. Andiamo con ordine.   

Il blitz è scattato all’alba di ieri, quando la squadra mobile, diretta dal vicequestore Gianni Di Palma, e il N.I.C. della Penitenziaria (Nucleo Regionale di Napoli), agli ordini di Pierluigi Rizzo hanno eseguito la misura cautelare della Dda (procuratore Giuseppe Borrelli). 

Nell’elenco figurano persone note alle cronache locali, come Giovanni Venosa, 44 anni, originario di Scampia. Arrestato nell’aprile 2021 dai carabinieri di Agropoli in auto davanti ad un bar in località Marrota con un grosso quantitativo di stupefacente. I militari trovarono 5,5 chili di marijuana, 40 grammi di hashish e 20 grammi di cocaina, insieme a materiale per il confezionamento e un bilancino, per  un valore di circa 70.000 euro. Gli inquirenti sospettavano che lo stupefacente fosse stato procurato a Napoli negli ambienti degli Scissionisti dei Lo Russo. Sempre tra i destinatari ieri della misura cautelare in carcere c’è Francesco De Martino, 26 anni, di Ponticelli, detto ’o checco. Gli inquirenti lo indicano nel gruppo dei napoletani, insieme a Beniamino Cipolletta, 22 annie Ciro De Simone, 38 anni. De Martino si sarebbe dedicato alla vendita di sostanze stupefacenti all’interno del carcere Fuorni di Salerno e si sarebbe rifornito per l’approvvigionamento dall’ex detenuto Ahmedi Khemisti, 58 anni, alias Zidane. 

I pagamenti della droga con la ricariche sulle postepay

I pagamenti per gli stupefacenti avvenivano con ricariche su carte postepay. Lo scrivono nero su bianco i magistrati nell’ordinanza cautelare. 

Tra gli arrestati c’è Francesco Martinelli, 41 anni. Secondo la Procura, per fare entrare la droga nel carcere di Fuorni, avrebbe usato corrispondenza epistolare e pacchi postali. Non solo. La sostanza venduta veniva poi pagata tramite ricariche postepay. Ne sono certi gli investigatori. 

I conti tracciati dai poliziotti della squadra mobile e della Penitenziaria. La Procura ha anche disposto il sequestro preventivo di numerose carte postepay intestate o, comunque, nella disponibilità dei soggetti accusati di essere membri dell’associazione, ritenendo che su tali carte confluissero i proventi illeciti della vendita dello stupefacente al dettaglio.

Francesco Martinelli

La gestione contabile dell’associazione affidata alle compagne dei detenuti

La Procura ha pochi dubbi sull’esistenza di un gruppo bene organizzato. Una associazione a delinquere dedita alla vendita di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari nella casa circondariale di Salerno. Una paranza chiamata ‘gli ebolitani’. Il ruolo e lo scopo era riservare a sé il traffico dello stupefacente all’interno del Primo Reparto Detentivo, assumendo potere di gestione, promuovendo il sodalizio durante il periodo di carcerazione nel penitenziario, strutturando una fitta rete di distribuzione delle sostanze tipo cocaina da tiro e da fumo comunemente detta crack, ma anche marijuana e hashish, avvalendosi della fidelizzazione di altri detenuti, che provvedevano alla successiva vendita nei loro rispettivi piani detentivi. E costituendo all’interno del carcere piccole piazze di droga. 

Sempre secondo gli investigatori, un ruolo importante era ricoperto dai napoletani. In un passaggio tracciano anche il modus operandi. Tra gli arrestati c’è Ciro De Simone, 38 anni, di Ponticelli. Per la Procura, avrebbe introdotto stupefacente nel penitenziario salernitano per il tramite della compagna Gessica Nardelli, 28 anni (anche per lei  misura cautelare in carcere), ricevendo ricariche postepay sulla carta di credito prepagata intestata alla donna, unendosi al detenuto Francesco De Martino, suo compagno di stanza. Tra i promotori dell’associazione viene indicato Emanuele Di Biase, 34 anni. La gestione contabile del gruppo spesso era demandata alle rispettive consorti, o a persone a loro riconducibili. Per esempio – ricostruiscono gli inquirenti – Di Biase si avvaleva della collaborazione della propria consorte Maria Rosa Ciardi, detta Mara (anche per lei misura cautelare in carcere), la quale avrebbe gestito la postepay intestata a un altro sodale. Agli indagati risultano contestati, a vario titolo, i delitti di associazione a delinquere finalizzata alla cessione di sostanze stupefacenti, di associazione a delinquere finalizzata all’introduzione illecita in struttura carceraria di dispositivi idonei alla comunicazione di soggetti detenuti.

Le attività investigative hanno consentito di ipotizzare, che dal dicembre 2020 all’ottobre del 2022, sia stata realizzata un’attività seriale di introduzione, all’interno della casa circondariale di Salerno, di telefoni cellulari, altro materiale informatico e sostanze stupefacenti di varia natura, cocaina, hashish e marijuana. 

Secondo l’ipotesi accusatoria il materiale, sarebbe stato poi commercializzato in favore degli altri detenuti a prezzi notevolmente maggiorati rispetto a quelli di ‘mercato’. 

Emanuele Di Base

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