Elezioni a Napoli, Martusciello scarica Maresca e lancia la candidatura della Fabbrocini

L’europarlamentare getta nella mischia la docente universitaria e si propone come coordinatore cittadino di Forza Italia. Dall’area Carfagna arriva il veto per nuovi incarichi politici a Stefano Caldoro: “Se il partito è lui allora siamo finiti”

NAPOLI – Errare è umano, perseverare è Forza Italia. Il partito azzurro in Campania continua a logorarsi tra lotte intestine basate solo e soltanto sulla spartizione delle briciole di consenso ancora rimaste nel granaio, dopo la catastrofe alle regionali targata Stefano Caldoro, con Vincenzo De Luca che sommerge con 51 punti di distacco il centrodestra e Forza Italia, che, con un misero 5,1%, supera di appena lo 0,8% la lista personale di Clemente Mastella, alleata con De Luca. In vista delle comunali di Napoli, Forza Italia sta continuando a percorrere il sentiero della disgregazione.

Guardiamo quello che sta accadendo intorno alla carica di coordinatore cittadino, occupata da Stanislao Lanzotti. Il leader campano della corrente filosovranista, l’europarlamentare Fulvio Martusciello, sta diffondendo la voce che vorrebbe il suo fedelissimo Franco Silvestro, candidato non eletto alle regionali, in corsa per subentrare a Lanzotti. Pura tattica: Cronache di Napoli, in base a quanto appreso da fonti attendibilissime, è in grado di rivelare che Martusciello avrebbe proposto al coordinatore regionale, Domenico De Siano, la sua personale candidatura.

Martusciello, in sostanza, è pronto a scaricare sia Lanzotti (e questo era noto) che Silvestro (e questa è una novità) per diventare lui stesso coordinatore cittadino di Napoli. Lo stesso Martusciello, inoltre, ha pubblicato sui social un post con il quale prende le distanze dalla candidatura a sindaco del magistrato Catello Maresca: “Quelle che si svolgeranno a ottobre saranno elezioni comunali profondamente diverse da quelle che abbiamo vissuto nel 2011 o nel 2016. Per la prima volta c’è una partecipazione vera della società civile. Certo le possibili candidature di Riccardo Monti o di Catello Maresca hanno favorito questo clima. Tutto perfetto? No perché a questo dibattito e a questo confronto manca l’esperienza femminile. Monti, Maresca, Amatucci, Renda, Manfredi, Fico, tutti uomini quasi che la donna sia elettrice e si debba fermare qui. Sarebbe bello”, aggiunge Martusciello, “che nelle prossime settimane una donna di uno di questi due schieramenti alzasse la mano per dire: noi siamo capaci quanto voi e forse più di voi”.

Non c’è bisogno di una laurea in Scienze politiche per capire che Martusciello pensi a una donna candidata per il centrodestra al Comune: il nome sarebbe quello di Gabriella Fabbrocini, direttore dell’Unità Operativa Clinica e della Scuola di Specializzazione di Dermatologia della Federico II di Napoli, candidatasi alle regionali nel 2015 con il Nuovo Centro Destra (non fu eletta ma ottenne un lusinghiero risultato, 14.375 voti nella circoscrizione di Napoli) e vicina politicamente a Raffaele Calabrò, ex assessore alla Sanità, già parlamentare, uomo bipartisan per definizione. Intanto, Caldoro continua a punzecchiare il ministro per il Sud, Mara Carfagna, la quale, impegnata nel suo delicatissimo ruolo istituzionale, non ha tempo né voglia per appassionarsi alle beghe locali, tanto più che la candidatura di Maresca è una sua intuizione: fu lei a proporlo già per le scorse regionali. I suoi, però, non ci stanno a incassare stilettate ogni giorno: “Se Forza Italia è Caldoro”, dice a Cronache un forzista vicino alla Carfagna, “è già finita. È stato un perdente di successo anche quando a tirargli la volata fu Mara nel 2010.

Forza Italia ha solo una possibilità: dare a Mara Carfagna la guida del partito in Italia, faccia una svolta seria come il Pd con Enrico Letta, se vuole sopravvivere. A meno che non siano vere le voci secondo le quali alle prossime politiche non ci sarà nemmeno il simbolo e in pochi si salveranno, scelti da Ronzulli e Ghedini, per essere candidati in un finto partito unico, di fatto la Lega. In Campania”, prosegue la nostra fonte, “senza Mara non c’è più nulla: roba da 5% come alle regionali. Figuriamoci nel resto del paese dove i parlamentari non hanno nemmeno il voto dei parenti”.

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