Elezioni, i veti Pd fanno tremare il ‘centro’

Elezioni, i veti del Pd fanno tremare il centro
Elezioni, i veti del Pd fanno tremare il centro

NAPOLI (Francesco Foco) – Situazione Politiche nel centrosinistra: il caos. Il Pd è pronto a cambiare nome in ‘Democratici e progressisti’ in modo da accogliere un po’ di sigle sinistrorse in lista come Articolo-1, Psi e Demos. In contemporanea, apre la coalizione al centro ma con qualche veto, nei confronti di Matteo Renzi parrebbe. Mentre Carlo Calenda di Azione il veto lo mette su Luigi Di Maio. I bersaniani sull’Agenda Draghi. Facciamo un passo indietro. Ripartiamo da Renzi: “Se necessario, pronti a correre da soli”. Il segretario di Italia Viva è preoccupato dalla vendetta a scoppio ritardato di Enrico Letta che, pare, voglia escluderlo dall’alleanza in costruzione. In Campania, è noto, Iv è una costola di Vincenzo De Luca. Il figlio Piero De Luca è molto amico di Maria Elena Boschi, mentre il papà in giunta ha il renziano Nicola Caputo. In queste ore pare che il governatore sia uno dei protagonisti per far rientrare la spaccatura. Un altro alleato deluchiano minaccia la stessa azione di Renzi ma in scala ridotta. Si tratta di Clemente Mastella che ieri, durante la presentazione del nuovo simbolo di ‘Noi di Centro’: “L’unica formula è quella di una coalizione larga ma senza cinquestelle. E soprattutto niente ossessioni: rendono solo Meloni una martire. A Letta suggerisco di tirar fuori il carattere o molto presto sarà un altro ex segretario del Pd”. E poi: “Nessuno mi ha chiamato, se mi chiamano io ascolto tutti, ma non vado a elemosinare niente a nessuno. Noi siamo anche disponibili ad andare da soli”. Chiedendo “niente veti”, il sindaco di Benevento trova il tempo per dire al Pd di allearsi con lui “non fosse altro che per scaramanzia, per un po’ di jella da evitare, consiglio di fare l’alleanza con noi”.In questo calderone centristra-draghiano ci sono anche Luigi Di Maio con il suo ‘Insieme per il Futuro’ e Carlo Calenda, leader di Azione che ha aperto le porta agli ex di Forza Italia come Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. Di Maio è alla ricerca di una seggio a Pomigliano ma deve fare i conti con la chiusura di Calenda, che non lo vuole: “Essere uniti è un valore. Dialoghiamo”. Ma quale sarà, veramente, il destino di questa indistinta area centrista che cerca l’accordo con il Pd (senza M5S) e che in Campania ha come massimo riferimento De Luca? Chi può dirlo. Perché da un lato Letta vuole unire, dall’altro vuole anche togliersi qualche sassolino dalla scarpa. E anche qualche ‘nemico’ interno. Sembra, infatti, che il segretario del Pd abbia messo nel mirino la corrente ‘Base Riformista’, molto vicina alle posizioni renziane i cui leader sono Andrea Marcucci, Lorenzo Guerini e Luca Lotti. In Campania i riferimenti di questa corrente sono De Luca jr, il deputato Lello Topo e il capogruppo dem in consiglio regionale Mario Casillo. Se il figlio del governatore ha le spalle coperte dal papà, più complessa la situazione per gli altri due. Sono dominus del Pd locale ma potrebbero finire nel fuoco delle vendette trasversali di Roma. In Campania c’è overbooking nel Pd. Dal ministro Enzo Amendola a De Luca jr, da Dario Franceschini a Francesco Boccia, dagli uscenti agli aspiranti come Stefano Graziano, Marco Sarracino, Leo Impegno, Camilla Sgambato, Teresa Armato, Gennaro Oliviero la liste è inifinita. E si parla già di micro scissioni verso il centro. Che non se la passa meglio. C’è anche Arturo Scotto che potrebbe soffiare il posto a un democrat in quota Articolo-1. Accentando l’invito di Letta, afferma: “Le agende che circolano lasciamole nel cassetto”.

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