Eni Saipem, ‘caso Algeria’: assolti Paolo Scaroni e Antonio Vella

La partecipata dovrà pagare 400mila euro per aver violato la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

MILANO (AWE/LaPresse) – L’ex ad di Eni e attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, e l’ex responsabile dell’area Nord Africa di Eni, Antonio Vella, sono stati assolti dall’accusa di corruzione internazionale aggravata dalla transnazionalità per un presunto giro di mazzette in Algeria. Lo hanno deciso i giudici di Milano della quarta sezione penale, presieduta da Giulia Turri, che hanno anche assolto Eni. Mentre hanno condannato la partecipata Saipem a pagare 400mila euro. Per aver violato la legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti.

Eni Saipem, la decisione dei giudici

Per Saipem i giudici hanno disposto anche la confisca di 197 milioni. Cifra che per l’accusa è stata versata da Saipem e da alcuni manager della società all’allora ministro algerino dell’Energia Chakib Khelil e al suo entourage. Per ottenere 7 appalti petroliferi per un valore di 8 miliardi di euro. I pm Fabio De Pasquale, Isidoro Palma e Giordano Baggio hanno chiesto una condanna a 6 anni e 4 mesi per Paolo Scaroni. Mentre per Saipem e Eni avevano sollecitato una sanzione da 900 mila euro ciascuna.

Il collegio presieduto da Giulia Turri, invece, ha condannato a 5 anni e 5 mesi Farid Noureddine Bedjaoui, uomo di fiducia del ministro e ritenuto il ‘mediatore’ delle sospette mazzette. Condannati a 4 anni e 9 mesi, invece, l’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Vanore, e l’ex presidente e ad di Saipem, Pietro Tali. Gli altri imputati, invece, l’ex direttore finanziario di Saipem e poi di Eni Alessandro Bernini, Samyr Ouraied, uomo di fiducia di Bedjaoui, e Omar Habourm sono stati condannati a 4 anni e 1 mese.

L’assoluzione di Scaroni e Vella

In particolare, l’ex ad di Eni, Paolo Scaroni, e l’ex responsabile per il Nord Africa del ‘Cane a Sei Zampe’, Antonio Vella, sono stati assolti per non aver commesso il fatto per la maxi tangente da 197 milioni. E perché il fatto non sussiste per il capitolo relativo ai 41 milioni di tangenti che sarebbero state versate per poter acquistare la First Calgary Petroleum. Società che in joint-venture con la Sonatrach deteneva un importante giacimento di gas a Menzel, in Algeria. Episodio per il quale sono stati assolti anche gli altri imputati.

Oltre alla condanna per Scaroni, i pm avevano sollecitato una pena di 8 anni di carcere per Farid Noureddine Bedjaoui, uomo di fiducia del ministro e ritenuto il ‘mediatore’ delle mazzette sospette. 7 anni e 4 mesi per l’ex direttore operativo di Saipem Pietro Varone, 6 anni per l’ex direttore finanziario di Saipem e poi di Eni Alessandro Bernini, 6 anni e 4 mesi. Per l’ex presidente e ad di Saipem Pietro Tali e per Antonio Vella, ex responsabile Eni per l’area Nord Africa, l’accusa ha chiesto una condanna a 5 anni e 4 mesi.

Il fronte algerino

Per quanto riguarda il fronte algerino, sono stati chiesti 4 anni e 10 mesi per Samyr Ouraied, uomo di fiducia di Bedjaoui. 6 anni per Omar Habourm, l’unico imputato accusato di riciclaggio delle presunte mazzette. Per la stessa vicenda era imputato anche l’ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi. Che nell’ottobre 2015 ha patteggiato la pena di due anni e dieci mesi di reclusione. E una confisca di circa 1 milione e 300 mila franchi svizzeri.

La sentenza

La sentenza ricalca la decisione presa nell’ottobre del 2015 dal gup Alessandra Clementi, che aveva prosciolto Scaroni, Vella e l’Eni dalle accuse. Mentre aveva condannato Saipem e gli altri 6 imputati. La Corte di Cassazione, però, nel febbraio del 2016, aveva annullato l’ordinanza. E il processo è dunque ripartito per poi arrivare alla sentenza di oggi.

 

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