Europee, nel valzer per il post Juncker favoriti gli outsider

Oggi si deciderà chi sarà l'erede di Juncker

LP / AFP PHOTO / Emmanuel DUNAND

BRUXELLES – E’ iniziato il valzer delle cariche istituzionali europee. La scelta del nuovo presidente della Commissione dipenderà dal risultato delle elezioni ma anche dai rapporti di forza tra gli Stati. Perché un Parlamento estremamente frammentato, come quello disegnato finora dai sondaggi, lascia maggiore margine di manovra ai governi e alle loro preferenze. Prima dell’avvio della campagna elettorale i principali partiti politici europei si sono riuniti a congresso per selezionare il loro candidato di punta per la presidenza della Commissione europea.

Un modo per rafforzare il ruolo politico del Parlamento, affinché il nuovo leader dell’esecutivo europeo fosse espressione della maggioranza politica vincitrice delle elezioni. Ma il cosiddetto sistema degli ‘Spitzenkandidaten’, che nel 2014 aveva portato all’elezione di Jean-Claude Juncker, sembra ormai più che superato. Lo ha affossato definitivamente il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo. Ricordando che secondo i trattati europei sono gli Stati a nominare il candidato alla presidenza della Commissione e al Parlamento europeo non resta che approvare formalmente la proposta.

Molto dipenderà dal risultato del centrodestra. Secondo i sondaggi, il Partito popolare europeo (Ppe) resta la principale forza politica in Europa. Ma potrebbe scendere sotto la soglia dei 200 seggi, incalzato dai sovranisti in Francia e in Italia. Al Congresso di Helsinki a novembre il centrodestra europeo ha scelto come candidato Manfred Weber, attuale capogruppo al Parlamento europeo. La Germania punta a ottenere un ruolo importante in Europa perché non ha mai avuto un presidente di Commissione. Ma Weber, considerato molto vicino ad Angela Merkel, vanta una carriera solo parlamentare. Prima in Baviera, poi in Europa, non ha mai ricoperto incarichi di governo.

Oggi si deciderà chi sarà l’erede di Juncker

Weber inoltre paga il fatto di aver esiliato il partito di Orban, Fidesz, sospeso dal Ppe. Il premier ungherese ha già annunciato che gli negherà l’appoggio.

Sempre in casa dei popolari salgono le quotazioni di ‘mister Brexit’, Michel Barnier, grazie alla fermezza con cui ha condotto i negoziati con Londra. Barnier ha appena incassato l’aperto sostegno di Emmanuel Macron. Che vuole un candidato “che abbia avuto incarichi alti in un governo o nella Commissione europea”. E Barnier – ha detto il presidente francese in un’intervista al quotidiano belga Le Soir – “è un leader europeo con qualità innegabili che ha mostrato ancora una volta nella gestione della Brexit, è sicuramente uno dei candidati”.

Con la cancelliera Merkel a fine carriera e il Regno Unito nel caos politico, Macron è l’uomo forte del momento in Europa. E mira ad avere un francese al vertice della Commissione. Tra i possibili candidati spuntano anche i nomi di Christine Lagarde, presidente del Fondo monetario internazionale, e del ministro dell’economia francese, Bruno Le Maire. Macron ha già incontrato Tusk questa settimana e dialogato con il premier bulgaro Bojko Borissov. La Bulgaria vuole avere la sede della nuova Agenzia europea del lavoro e Borissov ha dichiarato apertamente che sosterrà il candidato che gli garantirà di portare a Sofia l’agenzia.

Tanti candidati per la poltrona più importante

Le trattative da mercanti di tappeti sono solo iniziate. In casa socialista il candidato di punta è l’olandese Frans Timmermans, attuale vicepresidente della Commissione europea, diplomatico di carriera. Anche i socialisti tuttavia non usciranno bene dalle urne secondo i sondaggi, per poter aspirare alla presidenza della Commissione Timmermans dovrebbe riuscire a formare una coalizione con Liberali e Verdi. È più probabile che l’olandese succeda ad Antonio Tajani come presidente del Parlamento europeo, in base alla regola non scritta dell’alternanza tra popolari e socialisti. La compagine dei liberali invece potrebbe uscire molto rafforzata dalle urne, grazie ai macronisti in Francia ai Lib-Dem in Gran Bretagna. Al loro congresso i liberali avevano selezionato inizialmente sette candidati tra cui Emma Bonino, ma la loro leader è ora Margrethe Vestager, molto apprezzata negli ambienti europei per il suo lavoro come commissaria alla concorrenza; la danese non ha tuttavia il sostegno del suo stesso governo.

I leader europei dovranno cominciare a scoprire le carte il 28 maggio in un vertice straordinario convocato dal presidente Tusk, nelle trattative sottobanco i capi di Stato e di governo potrebbero orientarsi anche su candidati dell’ultimo minuto provenienti da Paesi piccoli. La stampa europea cita anche il primo ministro portoghese Antonio Costa, il premier uscente del Belgio Charles Michel e la bulgara Kristalina Georgieva, ex commissaria europea, oggi presidente della Banca mondiale.

Margherita Sforza (LaPresse)

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