Europee, Timmermans: “I socialisti non possono dialogare con il M5S”

Il pensiero del vicepresidente della Commissione europea

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 03-02-2019 Roma Politica Convenzione nazionale del Partito Democratico Nella foto Frans Timmermans Photo Roberto Monaldo / LaPresse 03-02-2019 Rome (Italy) National Convention of the Democratic Party In the photo Frans Timmermans

MILANO – “Non penso ci sia bisogno di un’alleanza antisovranista. Penso però che serva unità. Nessuno deve lasciare il partito o pensare a una cosa nuova. Un Pd unito e largo può essere davvero la base per l’alternativa ai sovranisti nelle elezioni europee”. Lo dichiara Frans Timmermans, olandese, 57 anni, vicepresidente della Commissione europea, in un’intervista a Repubblica. “Non sono un ideologo della Unione europea. Non funziona? Va bene, sono d’accordo, voglio una riforma profonda – spiega il candidato socialista per la poltrona di presidente della Commissione in caso di vittoria il 26 maggio. – Ma non vedo soluzioni nei nazionalisti che si affacciano nel nostro Continente. Vedo solo odio e l’odio porta alle guerre. Un nazionalista ha bisogno di nemici, un patriota no. Per il momento prevalgono i primi”.

Il pensiero del vicepresidente della Commissione europea

Secondo Timmermans per governare l’Europa “servirà una coalizione. Ma al Ppe lo dico subito: non farò mai il presidente della Commissione con l’estrema destra. Stanno cercando di aprire alle destre come quelle di Salvini? Bene, sappiano che non accetterò mai di fare un’alleanza con loro. Si paga un prezzo troppo alto. È la visione dell’uomo che fa la differenza tra di noi. La politica dei sovranisti è tribale, questo va oltre i problemi politici”.

E per quanto riguarda un dialogo con i 5 Stelle il vicepresidente ritiene che non ci sia “alcuna unità tra di loro. Discuto con alcuni e non vedo distanze tra di noi. Sento altri e non è possibile parlarci. Se mi dicono affrontiamo la povertà, sono socialista, come faccio a rispondere di no? Quindi, non posso escludere un dialogo con loro perché non so cosa siano. So invece quale pericolo corrono.

Stare in un governo di estrema destra è una malattia che rischia di infettarli per sempre”.

(LaPresse)


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