Fazio, Berlusconi, De Benedetti, De Luca: lobbisti e ‘nemici’ salvati dai 5 Stelle. Il cambiamento è diventato tradimento

Foto Lapresse - Matteo Corner 11/02/2018 Milano (Italy) Cronaca Nella foto: Che tempo che fa Nella foto Fabio Fazio

NAPOLI – C’era una volta il cambiamento. Il governo della rivoluzione annunciata e mai realizzata, guidato dall’avvocato degli italiani a sua volta telecomandato da Rousseau (la piattaforma online, non il filosofo nato a Ginevra), è completamente impantanato. Le urla contro tutto e tutti, da Berlusconi, a Fazio, a De Luca, si sono trasformate in rassegnati e complici silenzi.

Nascosti nella scatoletta di tonno

Una volta aperta la ‘scatoletta di tonno’, i pentastellati si sono messi comodi e ci si sono chiusi dentro. Così, paralizzati dai gangli del potere, hanno fatto esattamente come i partiti che li hanno preceduti e che erano stati presi a pomodori dai grillini ai tempi delle barricate. E così, come conferma ‘Il Giornale’, il cambiamento è rimandato a data da destinarsi. A mai più probabilmente.

Paghiamo Fazio con la bolletta della luce

La rivoluzione somiglia sempre più a una restaurazione. Basti pensare a quanto avviene con Fabio Fazio. Il conduttore Rai era stato per anni uno dei bersagli preferiti dei grillini per l’insopportabile scandalo del suo cachet e dei costi di produzione. Ci si aspettava un netto taglio con il governo del cambiamento a Palazzo Chigi. E invece non è successo niente. Il Giornale ha rivelato che lo stesso conduttore si è lasciato sfuggire che resterà in Rai per altri due anni (clicca per leggere). E tanti saluti alle urla pentastellate ormai silenziate dal sacro blog e da Luigi Di Maio ben attento a non disturbare nessuno per restare in sella, nonostante le batoste elettorali che sta rimediando.

Un programma da appena 73 milioni di euro

E la permanenza di Fazio è di quelle parecchio costose per la Rai, che gli italiani pagano volenti o nolenti tramite la bolletta dell’elettricità.
Secondo quanto rivelato dal Fatto Quotidiano c’è un accordo che lega Fazio a viale Mazzini per 32 puntate annuali di “Che tempo che fa” e 31 di “Che fuori tempo che fa” fino al 2021. Costi? Almeno 10 milioni l’anno per Officina per i costi di produzione e i 5 milioni per i costi industriali. In quattro anni (il programma va in onda dal 2017) si arriva alla cifra record di 73 milioni di euro. Tutto pagato dalle bollette degli italiani. E non tutti si strappano i capelli quando non riescono a guardare una delle costosissime puntate.

Non si può, non si può, non si può

Si può bloccare tutto? Certo. Pagando delle penali. A Fazio andrebbero oltre due milioni di euro e poi ce ne sarebbero da pagare altri 5. Nei prossimi giorni ci sarà un incontro tra il conduttore e l’azienda. Probabilmente si resterà amici come prima. In nome dell’interesse generale. Esattamente quello che facevano gli ‘odiati’ partiti al governo da quando l’Italia è una Repubblica. La linea consolidata del governo del non cambiamento. Quello del ‘non si può’. Sembra di ascoltare i Pooh.

“Guerra ai lobbisti”, E poi scattano i favori

Una linea che viene confermate anche da tante altre non scelte Di Maio e compagnia. Basta ricordarsi dei bersagli del Movimento che si annunciava pronto a mandare a casa tutta la vecchia nomenclatura e porre fine al potere dei lobbisti. E invece? Silvio Berlusconi è tornato in campo, una volta scontata la sua condanna. E del conflitto di interessi nessuno parla più. La famiglia De Benedetti continua a gestire i suoi affari e i suoi gruppi editoriali indisturbata, con in più il favore (tutto targato Movimento 5 Stelle) della concorrenza eliminata tramite il taglio ai fondi per il pluralismo che mette in ginocchio chi fa informazione vera sui territori (nota bene: il fondo per l’editoria non esiste, esiste quello per tutelare le piccole testate e le cooperative dei giornalisti, per non fare i favori ai potentati multimilionari che fanno passare solo le informazioni che fanno loro comodo, con la loro interessata lettura. Giusto per chiarire).

Le Autostrade di Benedetti salvate dopo la vergogna del Ponte Morandi

Ma non è mica finita. De Benedetti è stato nel mirino delle chiacchiere grilline anche per il più lucroso dei suoi affari: la gestione delle autostrade. Il gruppo Atlantia era stato attaccato in passato e poi travolto dalle infinite minacciosissime parole del ministro Danilo Toninelli. “Revocheremo le concessioni”. “Dovranno pagare la ricostruzione del Ponte Morandi fino all’ultimo euro”. Le concessioni sono intatte. E la ricostruzione del Ponte la sta pagando lo Stato. Fino all’ultimo euro. Sempre in tema di strade a percorrenza veloce: “Pagare ancora il pedaggio della Tangenziale di Napoli è uno scandalo”. Un euro alla cassa, prego.

Fritture di pesce anche per Di Maio

Già, la Campania. Altro vecchio nemico grillino (quanto baccano per le ‘fritture di pesce’) era il governatore Vincenzo De Luca. Quello che doveva portare la sanità regionale al top in Italia in due anni e che 720 giorni dopo la sua promessa ha lasciato solo macerie. “Se ne deve andare, è una vergogna. Revoca del commissariamento subito”, queste le alte urla del Movimento. Una volta al governo, però, con a disposizione pure la legge per strappare la sanità dalle mani dell’ex sindaco di Salerno, nulla è accaduto. Dopo essere stato ricoperto di insulti di ogni genere da De Luca, Di Maio ha stretto con lui un accordo, finendo fuori dal mirino del governatore. E in cambio lo ha lasciato serenamente a fare nomine nel comparto sanitario. Utilissimo in vista delle elezioni del prossimo anno. E il ministro Giulia Grillo? Niente, non può fare niente (clicca per leggere l’esclusiva di Cronache). Tutto come al solito. Il cambiamento è uno solo: i pentastellati si sono seduti sulle poltrone che volevano tagliare. E sembrano trovarsi a loro agio, mantenendo intatto lo stile dei predecessori. Il governo del tradimento.

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