MILANO – In Francia vanno tutti pazzi per Fiat Chrysler Automobiles. O almeno così pare dalle indiscrezioni di stampa. Dopo le dichiazioni della famiglia Peugeot, che ha fatto sapere che sarebbe pronta ad appoggiare una fusione con Fca, adesso è il ‘Financial Times’ a fare il nome di Renault tra i possibili pretendenti alla mano del gruppo italo-americano.
Fca-Renault, intesa all’orizzonte?
Il quotidiano della City di Londra sostiene che il marchio del Diamante vorrebbe riattivare entro 12 mesi i colloqui con l’alleata Nissan per una fusione in piena regola, per poi puntare ad aggregare un altro costruttore. E Fca sarebbe uno dei bersagli preferiti. Un partner che, secondo quanto scritto da Bloomberg nelle scorse settimane, potrebbe essere corteggiato anche dal numero uno di Psa, Carlos Tavares.
Il ceo Manley non si espone
Nessun commento dal gruppo guidato dal ceo Mike Manley. Il mercato, però, continua a credere nell’ipotesi di un futuro consolidamento e a Piazza Affari il titolo di Fca fa un nuovo balzo in avanti, chiudendo in crescita del 2,61% a 13,432 euro. Altrettanto euforico Renault, che mostra a Parigi un incremento del 2,83% a 58,49 euro.
Giuseppe Berta, professore di storia moderna all’Università Bocconi di Milano ed ex direttore degli Archivi Fiat, ritiene che Fca “deve cambiare qualcosa” guardando al futuro, per non restare dipendente dalla spinta di alcuni brand. Manley, tuttavia, procede avanti tutta e ha chiarito in più occasioni che il gruppo può correre da solo e raggiungere gli obiettivi del piano al 2022 senza alleanze.
L’impatto dello scandalo Nissan
Secondo il Ft il piano di Renault sarebbe una conseguenza dell’arresto dell’ex capo Carlos Ghosn e della nomina del nuovo presidente, Jean-Dominique Senard, che ora guida l’alleanza tra la casa francese e Nissan. Nel frattempo il comitato istituito dai giapponesi per evitare nuovi scandali in futuro propone di abolire in Nissan la figura del presidente. Uno dei co-presidenti del comitato, Seiichiro Nishioka, ha dichiarato che la causa principale della cattiva condotta è stata “la concentrazione dell’autorità nel solo Ghosn”.
(AWE/LaPresse/di Lorenzo Allegrini)