Firenze, arresti per caporalato e bancarotta: operai costretti a turni di 14 ore

Avrebbero sfruttato lavoratori stranieri, prevalentemente cinesi, pakistani e bengalesi, trasportandoli in capannoni a Campi Bisenzio (Firenze) con "macroscopiche violazioni degli orari massimi di lavoro", fino a 14 ore per turno, "e dell'assenza di riposi, con persone ridotte a mera forza lavoro"

Foto Cecilia Fabiano - LaPresse in foto il carcere di Regina Coeli

FIRENZE – Avrebbero sfruttato lavoratori stranieri, prevalentemente cinesi, pakistani e bengalesi, trasportandoli in capannoni a Campi Bisenzio (Firenze) con “macroscopiche violazioni degli orari massimi di lavoro”, fino a 14 ore per turno, “e dell’assenza di riposi, con persone ridotte a mera forza lavoro”. Così il gip del tribunale di Firenze, Angela Fantechi, nell’ordinanza con la quale ha disposto la custodia cautelare in carcere di una coppia di imprenditori cinesi del settore della lavorazione del pellame e il sequestro di beni per un ammontare di 522.883 euro. Sottoposti a divieto di dimora altri due cinesi, familiari degli arrestati. I reati ipotizzati nell’inchiesta, condotta dai militari della guardia di finanza e coordinata dal pm Christine Von Borries, sono quelli di caporalato, bancarotta fraudolenta, dichiarazione fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

Sempre secondo quanto scrive il gip nell’ordinanza, la coppia di imprenditori avrebbe commesso violazioni “a tutto tondo” con “l’esclusivo fine di massimizzazione del profitto in spregio di ogni norma di legge vigente, con totale evasione di imposta, evasione contributiva, e sfruttamento dei lavoratori, ed utilizzazione di prestanome”. Ai due imprenditori vengono contestati anche i reati di raccolta e smaltimento illecito di rifiuti speciali.

(LaPresse)

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