Foodora, addio all’Italia: “E’ difficile diventare numeri uno in questo paese”

L'impresa tedesca che consegna pasti a domicilio decide di cessare l'attività

Photo Fabrizio Corradetti/LaPresse

MILANO (AWE/AFP) – I fattorini in divisa fucsia e grigio di Foodora che sfrecciano in bicicletta consegnando pasti a domicilio, potrebbero presto scomparire dalle strade italiane. Delivery Hero, la società madre del servizio di consegna a domicilio ha annunciato che la sua divisione italiana è in vendita. Il Belpaese non è il solo, Foodora lascerà infatti anche l’Australia, la Francia e i Paesi Bassi. Il servizio continuerà a essere regolarmente attivo finché il nuovo proprietario non avrà deciso cosa farne. A differenza del servizio australiano, che chiuderà il prossimo 20 agosto.

Le difficoltà del mercato italiano 

Il motivo dell’addio al Belpaese è stato spiegato, in una nota, dal co-fondatore Emanuel Pallua. Secondo il manager la strategia di Delivery Hero è quella “di operare in modo economicamente efficiente. Concentrandosi sulla crescita e la posizione di leadership in tutti i mercati in cui opera”. E “in Italia questo obiettivo è ora difficile da raggiungere con investimenti ragionevoli”. Parole in linea con quanto dichiarato ieri durante la presentazione dei risultati trimestrali della società, l’amministratore delegato del gruppo, Niklas Östberg. Che aveva chiarito come “nei mercati in cui non siamo i numeri uno e dove non vediamo alcun modo per esserlo interrompiamo le nostre attività”.

Le critiche a Foodora

Foodora negli ultimi mesi è stata oggetto di critiche da parte dei sindacati di vari Paesi. In Australia il Fair Work Ombudsman (Fwo), l’istituzione che applica la legge sul lavoro, ha avviato una causa nei confronti della società su richiesta di tre dipendenti. L’accusa è quella di avere stipulato contratti che hanno portato alla “sottoretribuzione dei lavoratori”. La questione dei diritti dei cosiddetti ‘riders’, i fattorini che consegnano cibo a domicilio in bicicletta, era stata al centro anche delle questioni sindacali italiane. Il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Luigi Di Maio, si era impegnato nella questione, avviando una serie di trattative con sindacati e datori di lavoro per migliorare le condizioni contrattuali dei fattorini.

L’impatto del Decreto dignità

Foodora aveva avvertito che, se si fossero realizzate le anticipazioni del decreto Dignità in tema di regolamentazione del settore, sarebbe stata costretta a lasciare l’Italia. Il decreto ha poi eliminato la parte sui rider e Di Maio aveva avviato un tavolo con i gruppi del settore con l’obiettivo di arrivare a un contratto nazionale. Lo scorso 26 luglio, a seguito di quel tavolo, l’amministratore delegato italiano di Foodora, Gianluca Cocco, aveva definito “positivo” l’esito di tale incontro. Dichiarando che Foodora voleva continuare a essere tra gli operatori “responsabili e positivi della società italiana”. Per questo, aveva aggiunto la società, Foodora ha “scelto di assicurare ai rider le tutele di Inps e Inail. Anche se questo ha un impatto sui nostri conti”.

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