Frode fiscale, indagati in 65

Frode fiscale, indagati in 65
Frode fiscale, indagati in 65

AVERSA – Sessantacinque persone indagate e sigilli a beni per 52 milioni di euro: sono i numeri del decreto di sequestro preventivo, disposto dal giudice Federica Colucci, innescato dall’inchiesta delle fiamme gialle del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Varese. Il lavoro dei militari, sostiene la Procura di Napoli, è riuscito a svelare e a bloccare un articolato meccanismo di frode finalizzato alla creazione di fittizi crediti Iva adoperati per effettuare  indebite compensazioni tributarie. Come? Attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte di numerosi prestanome, società cartiere, con il concorso di diversi professionisti compiacenti. Risultato? Milioni e milioni di euro sarebbero stati sottratti all’Erario. 

A far parte della cabina di regia che, secondo gli inquirenti, ha messo in piedi e gestito il sistema fraudolento, sarebbero solo 18 dei 65 indagati. Il ‘promotore’ del gruppo, dice la Procura, è Giuseppe Oliva, di Aversa, detto ‘Pippo’, consulente dell’azienda Credimatto: seguiva il processo di formazione e successiva commercializzazione dei crediti di imposta fittizi. Suo braccio destro, stando alla tesi dell’accusa, Antonio Lombardi, di Orta di Atella, incaricato di occuparsi della gestione quotidiana e della materiale redazione di documentazione falsa (strumentale alla commissione dei reati fiscali). Lombardi è anche il legale rappresentante della Winner srl, che sarebbe coinvolta nelle operazioni fiscali illecite. Alla napoletana Federica Campopiano, invece, collaboratrice di Oliva, il compito di occuparsi, oltre che della preparazione degli atti, di gestire i soldi che transitavano presso l’ufficio della Credimatto destinandolo ai professionisti conniventi. A dare consigli su come perfezionare le condotte fraudolente sarebbe stato Francesco Lombardi

L’elenco di chi, secondo la Procura, ha fatto parte dell’ipotizzata associazione a delinquere, prosegue con Ciro Sermone, ritenuto amministratore di fatto della società Ares Facility Management, che avrebbe ricercato e creato società cartiere da utilizzare per emettere fatture tarocche. Nella lista troviamo pure Clemente Mastroianni, presunto collegamento tra Oliva e i professionisti ‘esterni’, Luca Fernandez, addetto a reperire i soggetti da coinvolgere nel sistema delittuoso e di monetizzare i proventi illeciti, Giobberto Ciucci, guida della Ige srl, che si sarebbe interfacciato con procacciatori d’affari e mediatori, Rosario Turco e Valeria Santini, impegnati a curare la gestione fiscale e contabile di chi emetteva le fattura false, e Cosimo Marrone, che realizzava relazioni di “asseveramento false, necessarie per la creazione dei fittizi crediti Iva”. Apporre il visto di conformità su questi crediti, presentare le dichiarazioni Iva e le richieste di rimborso erano le attività che avrebbero svolte Salvatore Caiffa e Roberto Sparaci. A procacciare affari al gruppo, afferma la Procura, pure Ippolito Alvino, Castrese Marrone e Gianfranco Amato.  La cricca avrebbe avuto anche dei referenti a Milano. Chi? Per gli inquirenti si tratta di Francesco Riccardo Perversi e Claudio Morabito. Ai 18 viene contestato il reato di associazione a delinquere. Gli altri 47, invece, rispondono solo di reati tributari. Logicamente tutti gli inquisiti sono da ritenere innocenti fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

La cricca specializzata nel falsificare i documenti

Il sodalizio che avrebbe guidato ‘Pippo Oliva’, sostiene la Procura partenopea, si è dimostrato capace, tra il 2016 e il 2018, di falsificare documenti di qualsiasi genere (dichiarazioni fiscali, fatture, timbri e sigilli di Stato, brevetti, perizie giurate e asseverazioni), il tutto per creare gli atti necessari a far apparire, fittiziamente, la veridicità degli ingenti crediti Iva commercializzati e così alimentare il mercato fraudolento degli stessi. 

Le perquisizioni scattate nelle scorse ore in Campania e in Lombardia, hanno consentito di individuare le principali modalità operative con cui sono stati creati i fittizi crediti Iva.  Tre quelle evidenziate dalle fiamme gialle

La prima riguarda la predisposizione di fatture per operazioni inesistenti  e la dichiarazione di fittizie cessioni interne agli stati membri dell’Unione europea. All’acquisto di forniture certificate dalle false fatture corrispondono paritetiche operazioni attive relative a fittizie cessioni con persone giuridiche appartenenti a Stati membri dell’Ue, dunque operazioni economiche non soggette all’imposta sul valore aggiunto.

La seconda, invece, la predisposizione di operazioni passive fittizie e di operazioni attive in regime di non imponibilità con l’inserimento nelle dichiarazioni Iva delle società asservite al sodalizio criminale, per un verso, di operazioni passive imponibili Iva inesistenti e, per altro verso, di corrispettive operazioni attive non imponibili Iva, ovvero escluse ai sensi degli articoli regolanti la territorialità, oppure soggette a particolari regimi Iva (quali le cessioni non soggette ad imposta in tema di territorialità e quelle in regime di Reverse charge).

La terza, infine, la predisposizione di brevetti inesistenti e di false asseverazioni giurate relative ad acquisti di “beni ammortizzabili” per diversi milioni di euro formalmente sostenute per l’acquisto di (falsi) brevetti dal momento che, da un lato, costituiscono il prodotto dell’ingegno di persone fisiche e giuridiche risultare soggettivamente e oggettivamente prive di adeguate competenze tecniche e professionali e, dall’altro, risultano oggetto di plurime cessioni a più società e di diverse valutazioni dì stima da parte del medesimo professionista

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