Se n’è andata in punta di piedi, Milva, fedele fino all’ultimo a quel suo modo di essere. Straordinaria cantante e talentuosa attrice teatrale, Maria Ilva Biolcati, questo il suo vero nome, era nata a Goro, piccolo borgo agricolo adagiato sulle rive del Po. Siamo in provincia di Ferrara, la terra degli Estensi, nonché patria del monaco eretico Girolamo Savanarola, un uomo che in tempi corrotti e servili seppe come fustigare vizi e tiranni, pagando con la morte di rogo la sua ribellione ai potenti. In quelle stesse terre, dunque, vide la luce la “pantera di Goro”.
Milva nacque come cantante classica prestata alla musica leggera: fece tutta la trafila che in quel tempo si addiceva agli chansonnier nostrani, da Sanremo fino al Cantagiro, dalle trasmissioni televisive fino ai varietà. Poi, pian piano, comincio’ con l’impegno artistico in teatro, diretta da Giorgio Strelher nell’opera “Da Tre Soldi” di Bertholt Brecht. Artista poliedrica, eclettica e folgorante, ovunque apprezzata, la “Rossa” non si fece mai “omogeneizzare” dalle mode vocali o dai gusti del momento. Meno apprezzabili, a mio avviso, le sue intemerate anti borghesi, spesso oltranziste dal punto di vista politico, che più volte ella manifestò nel corso della sua carriera. Una caratteristica comportamentale molto frequente nel Belpaese ove facoltosi e ben remunerati artisti, giornalisti e presentatori tv, si atteggiano a proseliti del “Che” Guevara.
Ad ogni modo, Milva ci mancherà moltissimo, da oggi gli Italiani si sentiranno più soli.
E passiamo ora da un decesso ad una… morte annunciata, almeno dai giornali di centrodestra. Quella che a tutti i costi vuol tirare nel fango un galantuomo che si chiama Roberto Speranza, ministro delle Salute.
Intendiamoci: l’esponente del governo Draghi non è e non rimarrà l’unico verso il quale la politica di pessimo conio tenti di realizzare uno scopo montando uno scandalo. Per fare questo, basta il venticello della calunnia rossiniana, un’ipotesi di terzo genere, un paradigma illogico ripetuto più volte, fino al punto di trasformare la menzogna stessa in verità. Fa specie però che a montare il “caso Speranza” siano giornali che dicono di ispirarsi al garantismo, che si ergono a salvaguardia dei diritti e delle libertà dei cittadini contro gli abusi della magistratura politicizzata. In questi casi chi scegliere come bersaglio, se non il più debole politicamente, con dietro solo metà di un mezzo partito – Liberi e Uguali – che peraltro da sempre preferisce il pregiudizio ideologico al confronto sulle questioni? Eppure questo Ministro, pur colpito da una tempesta senza precedenti, un’epidemia mondiale che non ha risparmiato né i grandi paesi né i piccoli, né le grandi democrazie né le eterne dittature, è riuscito a non affondare con la barca! Incastonato in un governo che non brillava per acume e capacità di guida, figlio di una sintesi contraddittoria tra forze politiche dichiaratesi antitetiche in campagna elettorale (Pd e M5S), Roberto Speranza ha saputo attraversare la palude senza sporcarsi le scarpe di fango e senza aderire – udite udite – al partito di “Big Farma” che pure ha arricchito molte persone, prima di lui, nel palazzo di Lungotevere Ripa. Ora lo si vorrebbe trascinare in questioni di inettitudine che non lo riguardano o che comunque non sembrano ascrivibili alla tipologia dei reati additabili al cosiddetto “vertice politico”.
In soldoni: che Domenico Arcuri, già commissario per l’emergenza Covid 19, fosse da sempre un uomo del gruppo che fa capo a Massimo D’Alema, che il capo di Gabinetto del Ministro, Goffredo Zaccardi, tecnico di valore, fosse amico di Bersani, lo abbiamo scritto finanche su queste colonne. Che si voglia, però, addossare al Ministro della Salute la colpa di acquisti improvvisi se non farlocchi, da parte di terzi, è una bestemmia. Ancora: che si voglia addossare a lui la responsabilità di decisioni prese invece dal Comitato tecnico scientifico anti Covid, è una carognata. Che quel comitato fosse pieno di burocrati ministeriali senza eccellenze nel campo della virologia e della epidemiologia, lo abbiamo scritto tempo addietro. Che per mancanza di autopsie siano morte decine di migliaia di malati senza giusta diagnosi e senza cure, è una denuncia già datata da mesi. Che c’entra però, Speranza, in tutto questo? Fatevene una ragione: l’esponente del governo è un obiettivo molto difficile da colpire, non fa politica politicante. E’ un uomo colto ed onesto. Non appartiene a quella specie che Ignazio Silone chiamava “galline che hanno spiccato il volo”.