Germania, Merkel esce di scena: la sua eredità fra crisi e sfide

Angela Merkel lascerà l'incarico di cancelliera come una tra i leader più longevi della Germania e come 'peso massimo' della politica globale, con un'eredità segnata da una serie di crisi e sfide.

MILANO– Angela Merkel lascerà l’incarico di cancelliera come una tra i leader più longevi della Germania e come ‘peso massimo’ della politica globale, con un’eredità segnata da una serie di crisi e sfide. Nei 16 anni alla guida della maggior economia europea ha tra l’altro messo fine alla leva militare obbligatoria, avviato il Paese a un futuro senza energia nucleare e uso di combustibili fossili, legalizzato le nozze per tutte le persone, introdotto il salario minimo e misure per incoraggiare i padri a dedicarsi alla cura dei figli. Agli occhi di molti, la sua leadership è riassumibile con una frase pronunciata dal governatore bavarese Markus Soeder: “Ha protetto bene il nostro Paese”. Prima di essere eletta la priva volta nel 2005 ha fatto campagna elettorale come “cancelliera del cambiamento, per rendere la Germania più moderna” tra riforme economiche e approccio sociale più liberale di quello adottato sino ad allora dalla Cdu. Poi ha però abbracciato un approccio da lei stessa definito “di molti piccoli passi”.

Il primo test è stato nel 2008, quando nel mezzo della crisi finanziaria globale ha assicurato che i risparmi dei tedeschi erano al sicuro. Negli anni successivi, è stata una figura chiave nei tentativi di far uscire l’euro dalla crisi del debito che ha travolto vari membri, accettando salvataggi ma insistendo su dolorosi tagli alla spesa. A proposito della crisi dell’eurozona, da molti è considerata ‘salvatrice dell’euro’ per aver evitato l’uscita della Grecia con il sì di Berlino al salvataggio, mentre gran parte dei tedeschi era contraria. L’austerità promossa da Merkel è stata un approccio che ha avuto pesanti ripercussioni su alcune zone dell’Europa ed è stato criticato da molti economisti. Molti l’hanno accusata di aver agito senza sufficiente forza. Ha detto di recente: “Potrei parlare di come abbiamo salvato l’euro”, “il nostro principio di combinare la responsabilità dei Paesi colpiti con la solidarietà era esattamente il metodo giusto per dare un futuro all’euro”.

Nel 2015, è stata la promotrice dell’accoglienza ai migranti in fuga dai conflitti in Siria e altrove, consentendo a centinaia di migliaia di persone di entrare in Germania. “Ce la faremo”, ha detto, nonostante l’opposizione di molti sia nel suo Paese sia da partner europei. “Se non avessimo mostrato un volto amichevole, non sarebbe il mio Paese”, ha detto in seguito a proposito della sua decisione. Alcuni funzionari dell’Ue accusano il suo governo e la commissione di Jean-Claude Juncker di aver spinto per un piano di distribuzione dei migranti nel blocco sulla base di quote, nonostante le profonde divisioni. Quel capitolo resta aperto, dopo tensioni tra membri che hanno rifiutato di accettare, altri riluttanti, altri che chiedono loro di ‘fare di più’. È seguito un controverso accordo con la Turchia perché, ricevendo ingenti fondi, chiudesse di fatto la rotta migratoria nel Mediterraneo. Il capitolo immigrazione resta aperto nell’Ue, con il nuovo Patto su asilo e immigrazione che non smette di essere al centro di scontri.

A livello internazionale, ha insistito per cercare compromessi e perseguire un approccio multilaterale ai problemi del mondo, attraversando anni di turbolenze che hanno visto gli Stati Uniti allontanarsi dagli alleati europei sotto la presidenza di Donald Trump e il Regno Unito lasciare l’Unione europea. Sulla Brexit, la sua frase “No cherrypicking” ha segnato la linea di Bruxelles negli anni di negoziati e scontri con Londra. Ed è stata considerata una paladina dei valori e pilastri dell’Ue, democrazia e stato di diritto in primis, di fronte alla postura di Trump. Molti, tuttavia, le hanno imputato una mancanza di “visione” nelle sue politiche.

Dal predecessore Gerhard Schroeder, Merkel aveva ereditato un piano d’uscita dal nucleare, che ha poi accelerato con forza dopo la crisi alla centrale di Fukushima Daiichi in Giappone nel 2011. Più di recente ha anche avviato il Paese verso l’addio all’energia da combustibili fossili, eredità che chi le succederà dovrà affrontare. Merkel ha sottolineato i suoi progressi sulle energie rinnovabili, affermando che la quantità sul totale del Paese è salita dal 10% al 40%. Nei primi anni in carica era chiamata da alcuni “cancelliera del clima”, ma in seguito è stata fortemente critica per essersi mossa troppo lentamente. E il suo governo quest’anno ha anticipato al 2045 la data per la riduzione delle emissioni di gas serra a “zero netto”, dopo che la Corte suprema ha stabilito che i piani precedenti peserebbero troppo sui giovani.

In una rara apparizione di campagna elettorale, Merkel ha segnalato la riduzione del numero di disoccupati in Germania, passati da oltre 5 milioni nel 2005 agli attuali meno di 2,6 milioni. Ha anche elogiato la spinta del suo governo al miglioramento delle finanze pubbliche tedesche, che le ha permesso di smettere di indebitarsi dal 2014 fino a quando la pandemia non l’ha spinta in enormi pacchetti di salvataggio. Gli oppositori l’accusano invece di aver lesinato sugli investimenti necessari nelle infrastrutture.

Dopo che nel 2018 ha annunciato che non avrebbe corso per un quinto mandato, ha affrontato la pandemia del Covid-19, che Berlino ha gestito meglio di altri Paesi. Il piano di rilancio europeo del valore di 750 miliardi di euro, adottato nel 2020, proposto da vari Paesi tra cui la Francia ma non dalla Germania, è diventato ‘realtà solo quando Berlino ha dato il suo assenso.

LaPresse

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