MILANO – L’83,6% degli italiani è convinto che lo Stato debba regolare e gestire il gioco legale a tutela del consumatore e della collettività, in un settore dal fatturato annuale di 14 miliardi di euro. È il dato che emerge dalla ricerca presentata da Lottomatica e Censis, e che mappa le abitudini di gioco degli italiani, settore che vede 3.200 imprese di gestione attive, che si occupano del coordinamento del gioco sul territorio per conto dei 300 concessionari autorizzato dallo Stati. Due terzi degli intervistati – il 66,8% – ritengono che il gioco legale, regolato e gestito dallo Stato, sia il vero argine contro il gioco illegale gestito dalla criminalità.
Bar, tabacchi ed esercizi pubblici compongono la rete degli 80mila punti vendita che consentono l’accesso ai cittadini a uno o più tipologie di gioco legale, con 150mila occupati diretti e indiretti nel settore. Nella filiera diretta le imprese operanti sono 8.271 e contano 40mila addetti. Con un calo di 1.600 sale e giochi e sale scommesse che non hanno riaperto dopo le chiusure del 2020, e che rischiano di non riaprire.
La ricerca restituisce infatti un quadro in cui è evidente il peso dell’emergenza sanitaria: la raccolta complessiva segna -22,2 miliardi di euro (-20%), le vincite -15,7 miliardi di euro (-17,2%), l’erario -4,1 miliardi (-36,3%), i ricavi delle imprese del settore -2,3 miliardi di euro (-28,9%).
Nel 2020 la raccolta complessiva del settore è stata di 88,4 miliardi di euro, di cui 75,4 miliardi tornati ai giocatori nella forma di vincite (85,3%). Circa 13 miliardi di euro è la spesa effettiva sostenuta, distribuita tra erario (circa 7 miliardi di euro) e ricavi delle imprese (circa 6 miliardi di euro).
Nell’ultimo anno, quasi un italiano su quattro – il 37,8% – ha giocato a uno o più giochi legali tra il lotto, la lotteria, il superenalotto, le scommesse sportive e ippiche, il Bingo, i giochi online e le slot machine.
Il gioco coinvolge in modo trasversale gruppi sociali e territori diversi, con qualche particolarità: gioca chi ha redditi elevati (42,9%) e chi ha redditi più contenuti (35,2%), gli adulti (45,4%) e i giovani (45,2%) ma un po’ meno gli anziani (18%). Chi vive nel Sud e nelle Isole raggiunge percentuali maggiori (42,4%), seguito dagli abitanti del Nord Ovest (36,6%), del Nord Est (31,8%) e del Centro (37,4%).
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