Gli Ilozoisti

Tante e diverse furono le correnti del pensiero filosofico sviluppatesi nell’antica Grecia. Tra quelle più particolari, ovvero più ardite nel definire l’essenza stessa della vita, si distinse quella che riteneva la vita consustanziale alla materia: l’Ilozoismo. Portando al paradosso tale intuizione se ne derivava l’idea che non potessero esistere cose inanimate, ma che ogni pezzo di materia contenesse la vita dentro se stessa. E’ questa l’idea che torna prepotente alla mente allorquando parliamo di taluni bizzarri stili di vita che si vanno affermando nel mondo, almeno in quella ristretta cerchia di soggetti che posseggono sia il denaro che il tedio per poter aspirare ad una vita cosiddetta “anormale”. Mentre la gente comune, infatti, parla di stili di vita sani, di alimentazione basata sulla valorizzazione dei prodotti genuini del territorio, di una dieta mediterranea povera di zuccheri raffinati e di grassi animali, alcune “start up” di successo propongono di consumare carne prodotta in laboratorio da cellule muscolari di animali. Veramente c’è chi ha fatto un passo ancora più in avanti nella ricerca di nuovi prodotti da mettere sotto i denti. Stiamo parlando dei “bitelabs”, ovvero letteralmente laboratori per alimenti nei quali vengono addirittura proposti salami artificiali dove vengono sapientemente (?) mescolate carni animali con cellule coltivate in vitro, ancorché non si comprenda quale sia la particolarità di questo tipo di cibo “misto” sotto il profilo nutrizionale. In verità anche questo dubbio amletico pare possa essere fugato se si scopre che le cellule coltivate ed utilizzate per costruire sostanze proteiche sono quelle appartenute a delle… celebrità del mondo dello spettacolo!! Scherzi a parte: una volta si soleva dire di una persona idolatrata: è tanto bella che la mangerei. E quale miglior modo per entrare in contatto con i propri beniamini che quello di mangiarseli… in un panino?!? Così ognuno avrà la propria fetta di celebrità, intesa come fetta di prosciutto, salame oppure di altro alimento derivante da cellule coltivate appartenenti a personalità famose e come tali celebrate. Non è dato sapere se questa alzata di ingegno della bio ingegneria applicata in cucina si rivelerà una stravaganza della moda o un orpello di stili di vita edonistici e come tali privi di contenuti morali e culturali. Non sappiamo se l’antropofagia, l’abitudine di cibarsi di carne umana, risorgerà dalla notte dei tempi dell’evoluzione, inserendosi tra i fornelli di chef stellati, ma lo temiamo fortemente. Se la società moderna deve essere liquida e veloce, non portandosi dietro il peso dei valori morali e l’ingombro culturale dell’umanesimo, perché meravigliarsi che qualcuno costruisca pezzi di carne umana da servire come attrazione culinaria? Se tutto diventa relativo e se ogni cosa è piegata alla ragione del gusto e dell’esteriorità fini a se stessi, nessuno può escludere nulla. Se in gran parte del mondo si tollera il commercio di organi umani, depredati a uomini inermi e bisognosi, se tale turpe modalità di sfruttare il bisogno dei propri simili la si applica nelle metodiche di procreazione artificiale, comprando gameti ed embrioni, affittando uteri materni, perché ritenere ostativa la moda del cannibalismo? Sono abbastanza convinto che il liberalismo sia una dottrina politica ed economica che renda libero l’uomo dalla schiavitù di essere soggetto al Leviatano Statale, per potermi lamentare del relativismo etico che è solo una parte della società dei consumi e dei bisogni indotti, delle vite mercificate. Tuttavia anche la dottrina liberale ha bisogno di regole e freni per evitare derive intollerabili ed inumane. Queste regole sono di natura morale ed etica, quindi riguardano sia la sfera privata che quella pubblica dei singoli individui. Per la sfera pubblica occorre che le leggi assorbano l’etica che possa limitare alla società i raggiungimento dei limiti estremi. Per la sfera privata occorre la diffusione della cultura e dei valori umani, la dottrina della legittimità dei diritti se questi sono accompagnati dai limiti dei doveri verso la collettività. A cominciare dal contrasto alle teorie innaturali che predicano false omologazioni come la teoria gender e quella mistificazione culturale, sovvertimento di valori, chiamata “politicamente corretto”. E’ da questo abbandono di valori e convincimenti morali e culturali che prende l’abbrivio ogni relativismo etico. Non tanto e non solo dai modelli economici liberali, quanto dallo smantellamento di ragionevoli limiti al regime di libertà senza barriere, ove ogni desiderio viene trasformato in diritto da reclamare e parificare agli altri. Se mangeremo carne umana, se useremo il bisturi del chirurgo per sembrare più belli e non migliori di quel che siamo, se fabbricheremo esseri umani in serie, se pagheremo cure ormonali per far allattare gli uomini, tutto sarà aggiornato in velocità e non in profondità. Allora diventeremo tutti ilozoisti, illusi da un pezzo di materia vivente, ma inanimata.

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