Governo, cori da stadio da Lega e FdI contro Conte: bagarre in aula

Foto Roberto Monaldo / LaPresse

ROMA – E’ il giorno della fiducia al governo ma anche quello dello scontro, fortissimo, tra Conte e la Lega. Fino a un mese fa erano dalla stessa parte della carreggiata. Oggi, invece, emerge il rancore. Così l’aula di Montecitorio si trasforma a più riprese nel corso della giornata in uno stadio, con i cori che partono dalle ‘curve’ del Carroccio e di Fratelli d’Italia a stento tenuti a bada dal presidente della Camera Roberto Fico.

Solo durante le sue dichiarazioni programmatiche, il presidente del Consiglio viene interrotto una cinquantina di volte, a suon di buuuu, fischi e cori. Ci prova persino lui a redarguire i deputati indisciplinati, chiedendo di poter continuare. “Presidente, l’aula la regolo io”, lo richiama Fico.

‘Elezioni, elezioni’ intonano Lega e FdI quando parla Conte, ‘onestà, onestà’, quando parlano gli esponenti pentastellati: il presidente di turno Ettore Rosato prova a sedare la situazione espellendo dopo numerosi richiami il deputato FdI Giovanni Donzelli ma poco cambia. Il premier, in piedi, legge il suo discorso incoraggiato da tanti applausi, che spesso però non bastano a sovrastare le opposizioni. Parla di riforma fiscale, carcere per gli evasori, famiglia, e da Lega e Fdi si innalzano i cori ‘poltrone-poltrone’, ‘Bibbiano, Bibbiano’, ‘Buffone’, venduto’.

La situazione esplode con le repliche del presidente del Consiglio

Conte sceglie di non minimizzare, alla luce della sobrietà predicata poc’anzi, e invece risponde a tono rivolgendosi in particolare ai suoi ex alleati, mentre Michela Biancofiore di Forza Italia si aggira tra aula e Transatlantico con un tricolore avvolto sulle spalle.

“Il fatto di pensare che una singola forza politica o il suo leader possa decidere a piacimento di portare il paese al voto è irresponsabile, attacca Conte rivolto alla Lega, Non ho mai detto e non dirò mai che avete tradito, mi rivolgo alla Lega, dico che mentre M5s è stato coerente voi dimostrate di essere coerenti alle vostre coerenze elettorali”, incalza ironizzando: “Avete sbagliato giuramento perché i ministri hanno giurato di guardare esclusivamente all’interesse della Nazione non del proprio partito”.

Poi Conte se la prende con il leghista Massimo Garavaglia, che aveva detto ‘volete rimanere imbullonati alle poltrone’: “Per me una poltrona è un elemento di responsabilità, allora che devo pensare, che volevate andare alle elezioni per avere più poltrone?”. Continua: “Mi sembrava che avessimo una concezione coincidente di tutela del Paese, scopro che non è così. Per me significa perseguire gli interessi che stanno a cuore agli italiani, significa prendere parte a tutti i consigli europei, a tutti, e non a nessuno”, dice riferendosi alle assenza di Salvini, e chiosa, “anche con le alleanze europee non mi avete per niente aiutato”.

Nell’emiciclo è bagarre

Dai banchi delle opposizioni Lega e Fdi urlano “inciucio”, “mai col Pd”, “elezioni”, qualcuno grida al presidente “Giuseppi”, riferendosi al tweet del presidente Trump, addirittura c’è chi alza una poltrona, mentre Fico continua a richiamare all’ordine ora uno, ora l’altro: “Questo atteggiamento da stadio è intollerabile in Parlamento”, stigmatizza. Ma tra gli ex amici le ostilità sono aperte. (LaPresse)

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