Governo, finestra del 20 luglio verso la chiusura: niente voto a settembre

In sostanza, il 21 luglio sarà l'alba di una nuova stagione per l'esecutivo di Conte

Foto Emmanuel Dunand / AFP in foto Giuseppe Conte

ROMA – La data è cerchiata in rosso sul calendario. Venti luglio, un sabato. Un giorno da sospirone di sollievo, nonostante questa estate infuocata. Raggiunto quel numero infatti si chiude la finestra per il ritorno alle urne a settembre, garantendo al governo una sopravvivenza quantomeno tecnica, se pure dovesse venir meno quella politica. Di fatto una crisi e il ritorno al voto sono ormai scongiurati, dieci giorni sono troppo pochi anche per i litigiosissimi gialloverdi.

Scongiurata l’ipotesi del voto a settembre

Bisognerebbe infatti che in una manciata di giorni, poco più di una settimana, il presidente del Consiglio prendesse atto del fallimento del suo esecutivo, e il capo dello Stato decidesse – attestata l’impossibilità di una maggioranza parlamentare – di mandare tutti a casa e convocare nuove elezioni a settembre – tra i 45 e i 70 giorni dopo lo scioglimento del Parlamento – peraltro con un’inedita campagna elettorale in piena estate.

21 luglio, l’alba di una nuova stagione per il governo Conte

Perché il 20 luglio è diventata la data X per la sopravvivenza del governo è presto detto. Se il voto a settembre sarebbe stata una scelta in extremis, è praticamente impensabile che si vada al voto a ottobre, quando l’esecutivo deve approvare la bozza di bilancio da mandare in Europa e la manovra 2020 fondamentale per l’economia del Paese. Senza infatti si finirebbe in esercizio provvisorio, con chiari paletti e vincoli di spesa. Senza contare le conseguenze con l’Europa. In sostanza, il 21 luglio sarà l’alba di una nuova stagione per il governo. Quella che, chiusa la finestra del voto, permetterà di ripartire. Almeno fino alla fine dell’anno.

(LaPresse)

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