Green pass: nuove proteste in vista del G20, minacce a Sala e Qr code ‘rubati’ in vendita in rete

Foto Claudio Furlan / LaPresse Manifestazione No Greenpass nel centro di Milano

MILANO – Nuovi appuntamenti fissi, ogni martedì e ogni giovedì, si aggiungeranno alle proteste che ogni sabato, ormai da 15 settimane vanno in scena in tante città italiane. No Green Pass, che sui social e in rete raccoglie sempre più simpatizzanti, intenzionati a mettere un ferro e fuoco Draghi”. Sono tante le voci che si rincorrono nelle diverse chat contro il passaporto vaccinale che proliferano su Telegram, dove di volta in volta vengono presi di mira politici, personaggi pubblici, medici e giornalisti. 

Beppe Sala, addirittura “minacciato di decapitazione” per aver parlato – ospite a ‘L’aria che tira’ su La7 – dei cortei che ogni sabato paralizzano il traffico milanese. “La polizia potrebbe caricare ma il prefetto ovviamente e giustamente non vuole farlo. Servirebbero anche più agenti a Milano”, aveva commentato Sala. Frasi che sono state interpretate da alcuni media, come ‘Il Giornale’ e ‘La Verità’, come un invito alle forze dell’ordine a usare la mano pesante contro le manifestazioni. 

Il popolo No Green pass si è spinto oltre

Sono stati diffusi i numeri di telefono del sindaco e le sue email, oltre a riferimenti al suo indirizzo di casa e sono fioccate le ei commenti al vetriolo. Abbastanza perchè il pool antiterrorismo della Procura di Milano, con la Digos e la Polizia postale, indagassero sul caso, in vista delle manifestazioni dei prossimi giorni.

L’aggressività in rete ha messo in allerta anche il capo della Polizia, Lamberto Giannini. “I cittadini sono preoccupati – ha detto al Salone della Giustizia – c’è una messaggistica, una narrativa sul web che è veramente preoccupante, abbiamo visto che tante persone alla fine riuniscono questa paura in sentimenti di rabbia e antisistema e si uniscono spesso estremismi opposti. C’è il pericolo che alcuni soggetti cavallino la protesta coinvolgendo persone tranquille e pacifiche”, precisa anche se per quanto riguarda le proteste previste per i prossimi giorni “il web non dà l’immediata percezione dei reali numeri e di quello che può effettivamente avvenimento”.

Da qui al fine settimana sono tanti gli appuntamenti ‘caldi’ già in programma. A Trieste, città diventata simbolo delle proteste contro il Green Pass, un corteo di circa 4 mila persone ha sfilato da Domio fino alla Risiera di San Saba, guidato da Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento 15 ottobre. La Siot, società petrolifera che nel porto di Trieste ha la sua sede, è stata scelta come simbolo per gli interessi economici che rappresenta. In prima fila, oltre ai portuali che indossavano le pettorine gialle, c’erano anche alcuni autisti della Trieste Trasporti, operai della Flexáe della Wartsila.

In attesa di ricevere la risposta dal Consiglio dei ministeri di domani sulle richieste inoltrate al ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, Puzzer invita la piazza alla calma. “Se il governo giovedì rigetterà le richieste che abbiamo fatto sabato scorso al ministro Patuanelli noi andremo avanti nella nostra protesta, lo faremo pacificamente, anche in porto – assicura – ma sempre con le stesse modalità, senza però bloccare mai nessuno. Noi non siamo qui per mettere in crisi nostra città, per dar fastidio ai cittadini che non la pensano come noi. Il prossimo appuntamento è giovedì, con un nuovo corteo che sfilerà per Trieste e venerdì con uno sciopero del Green Pass. Sabato, invece, E se probabilmente verrà di manifestare contro il passaporto vaccinale – che prorogato fino a fine marzo – c’è chi preferisce aggirare l’ostacolo. 

Alcune chiavi che la generazione del Green pass europeo sono sottratte e con quelle sono stati pubblicati e diffusi in rete programmi per creare certificati falsi. Sul dark web è apparso perfino il certificato vaccinale ‘funzionante’ di Adolf Hitler in almeno due differenti. Già nel pomeriggio, però, i programmi erano stati bloccati, tra le proteste dei militanti antivaccino che nei Qr code autoprodotti – al costo di circa 300 euro l’uno – avevano visto una possibile soluzione.(LaPresse)

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