NAPOLI – Il Covid ha messo in luce la fragilità del nostro sistema sanitario, ha devastato tutti i settori economici e distrutto il vivere sociale. E’ sotto gli occhi di tutti. Ma anche la natura ha subito non pochi danni e non solo per l’aumento di rifiuti, smaltiti in maniera più o meno corretta, come guanti e mascherine. La pandemia ha avuto un impatto significativo sulla conservazione dell’ecosistema in tutto il mondo, compresa la perdita di posti di lavoro tra i ranger delle aree protette, la riduzione delle pattuglie anti-bracconaggio e i tagli alla protezione ambientale.
A mostrarlo è una raccolta di nuove ricerche pubblicate dall’Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) in un numero speciale di Parks, la rivista dell’Iucn sulle aree protette, che deriva da un’iniziativa della Task Force Covid-19 e Aree Protette della Commissione Mondiale Iucn sulle Aree Protette. Il numero raccoglie saggi scritti da circa 150 autori, tra cui Yolanda Kakabadse, ex presidente del Wwf; l’ex presidente della Colombia e vincitore del premio Nobel per la pace, Juan Manuel Santos; l’ex presidente dell’Irlanda ed ex Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Mary Robinson; il biochimico e vincitore del premio Nobel per la medicina, Sir Richard Roberts, e altri esperti Wwf.
I dati
Le ricerche evidenziano come più della metà delle aree protette dell’Africa e un quarto di quelle dell’Asia siano state costrette a fermare o ridurre le azioni di conservazione, come ad esempio la presenza di pattuglie sul campo e le operazioni anti-bracconaggio, ma anche l’educazione alla conservazione e la divulgazione. In Brasile si stima che la riduzione del numero di visitatori porti potenzialmente a una perdita di 1,6 miliardi di dollari per le imprese che lavorano direttamente e indirettamente con il turismo intorno alle aree protette, mentre in Namibia le riserve naturali potrebbero perdere 10 milioni di dollari di entrate dirette dal turismo.
La pandemia ha colpito anche i mezzi di sussistenza dei ranger delle aree protette e delle loro comunità. Un’indagine condotta in più di 60 paesi ha rilevato che più di un ranger su quattro ha visto il proprio stipendio ridotto o ritardato, mentre il 20% ha riferito di aver perso il lavoro a causa dei tagli di bilancio legati alla pandemia. I ranger dell’America Centrale e dei Caraibi, del Sud America, dell’Africa e dell’Asia sono stati colpiti più fortemente dei loro colleghi in Europa, Nord America e Oceania, dove la maggior parte delle aree protette sono state in grado di mantenere le operazioni principali nonostante le chiusure forzate e le perdite delle entrate legate al turismo.
Per quanto l’impatto di queste cifre sia sconcertante e di vasta portata, questa edizione di Parks rivela anche come almeno 22 paesi abbiano proposto o promulgato dei tagli ai bilanci di conservazione in seguito all’emergenza da Covid-19, azione che va a minare una rete di protezione per molte delle comunità colpite e uno dei nostri più forti alleati contro la diffusione di future pandemie: la natura.