Vaticano, budget spese mai così basso. Ma difesi posti e salari

Per il 2020, si è fatto uno sforzo enorme per tagliare le spese

Foto Vatican Media/LaPresse

CITTA’ DEL VATICANO – Con un deficit che sfiora i 50 milioni, anche le spese preventivate nel budget 2021 sono le più basse della storia recente della Santa Sede. Eppure, assicura il Vaticano, i salari, i posti di lavoro, la missione della Chiesa sono preservati.

Il bilancio

Sul bilancio dei sacri palazzi quest’anno si è fatta sentire pesantemente la pandemia. Le spese per sanificare e mettere in sicurezza l’intero apparato, ma anche i musei, le catacombe, le attività commerciali, tutti i luoghi di cultura chiusi per la maggior parte del 2020 e i primi mesi del 2021, hanno comportato una diminuzione dei ricavi del 21% (48 milioni) nel 2020 rispetto al 2019. In questa situazione, la riduzione totale delle spese prevista è dell’8%.

L’obiettivo della Santa Sede non è mai stato il profitto, spiega il prefetto della Segreteria per l’Economia della Santa Sede, Padre Juan Antonio Guerrero Alves: “Non siamo uno Stato come gli altri né una Ong. La Santa Sede ha una missione irrinunciabile per la quale fornisce un servizio che inevitabilmente genera dei costi, coperti soprattutto da donazioni”.

L’ok del papa

L’ok di Papa Francesco al budget è stato dato nella sera del 18 febbraio. Nel dettaglio, si prevedono entrate per 260,4 milioni di euro e uscite per 310,1 milioni. Un ammanco che, se il livello delle donazioni resterà quello previsto, sarà ripianato con parte delle riserve della Santa Sede. E non potrebbe essere diversamente: “Se fossimo un’azienda o una ONG avremmo ridotto i servizi e ristrutturato il nostro personale. Se fossimo uno Stato come gli altri, avremmo aumentato il nostro debito e adottato misure fiscali. Nel nostro caso, se non arrivano le donazioni, oltre a risparmiare il più possibile, possiamo solo usare le riserve”, rivendica il prefetto.

Taglio delle spese

Quest’anno, per la prima volta, il budget consolida il fondo dell’Obolo di San Pietro e tutti i fondi dedicati. Con entrate da 47,3 milioni ed erogazioni da 17 milioni, si prevede un saldo netto di 30,3 milioni da questi fondi (escludendo l’Obolo e i fondi dedicati, il deficit sarebbe di 80 milioni nel 2021). Ma Guerrero non vuol sentir parlare di un uso dell’Obolo per colmare gli ammanchi in Curia: “Non è esatto. La Curia avrà sempre un deficit. L’Obolo serve a coprire le spese della missione del Santo Padre, l’unità nella carità, che egli esercita attraverso i vari dicasteri. La maggior parte dei dicasteri che esercitano la loro missione sono centri di costo senza ricavi”.

Senza l’Obolo il deficit sarebbe di 47 milioni in più. Ma, ad esempio, senza la donazione dello IOR e dello Stato della Città del Vaticano, sarebbe di 37 milioni in più. Se togliessimo anche il contributo delle diocesi, sarebbe di 23 milioni in più, e se togliessimo le entrate dell’Apsa sarebbe di 100 milioni in più. Riassumendo: “Praticamente tutta l’attività e la missione della Santa Sede è una spesa, le nunziature, i dicasteri, l’aiuto alle Chiese in difficoltà”. La maggior parte delle risorse nel 2021, il 68% delle spese, sarà dedicata proprio a sostenere le attività apostoliche.

Il 2020

Per il 2020, si è fatto uno sforzo enorme per tagliare le spese. Sono stati ridotti drasticamente i costi delle consulenze (per 1,5 milioni); annullati, chiaramente, tutti gli eventi previsti, incluse le Visite ad limina, le Assemblee Plenarie, le Conferenze, i Congressi e gli eventi similari (con un taglio da 1,3 milioni); limitati in modo radicale tutti i viaggi (meno 3 milioni); sospesi gli acquisti previsti per gli arredi (quasi un milione); bloccati e ripianificati i lavori non urgenti o rinviabili di ristrutturazione degli immobili (4,8 milioni). Su una cosa, però, Papa Francesco non transige ed è stata l’unica a restare invariata: i costi per i suoi dipendenti.

(LaPresse/di Maria Elena Ribezzo)

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