Il Porcellum che verrà

Non so quanti siano gli italiani che si ricordano della riforma elettorale denominata “Porcellum”. Varata nel 2005, ai tempi del governo Berlusconi, tale norma sostituì il “Mattarellum” che prevedeva un meccanismo semplice che per 3/4 era a ripartizione maggioritaria dei seggi. Con il passaggio al Porcellum il sistema si correggeva proporzionalmente. In soldoni: alla coalizione vincente andava il premio di maggioranza in collegi territoriali più vasti, il resto andava alle liste di partito e scattava su base proporzionale. Fu quindi, a ben vedere, un compromesso per accontentare coloro che, nel centrodestra, in particolare i centristi e la Lega, chiedevano l’introduzione di un sistema proporzionale. Fu quella, però, anche la prima tappa per minare il sistema maggioritario che aveva consentito alla Casa delle Libertà di vincere le elezioni inaspettatamente, con Silvio Berlusconi nuovo dominus della politica italiana. Insomma si trattò di cancellare una parte di sistema maggioritario in favore delle singole liste che, pur apparentandosi tra loro, esaltavano conunque le singole identità di partito. Un ritorno al vecchio e mai dimenticato sistema elettorale della prima repubblica e dei governi di coalizione, delle consuete diatribe intorno alle variazioni di qualche punto percentuale dei voti raccolti. Un modo surrettizio per poter pesare con precisione il consenso per determinare, con l’aiuto del sempre attuale manuale Cencelli, la quota di potere da richiedere al governo di turno. Non bastava scegliere, in piccoli collegi uninominali, le persone note e più capaci del territorio, così da garantirsi il parlamentare più votato. Nossignore, occorreva invece che le segreterie di partito potessero controllare prima e dopo i propri eletti. Pur di rimanere in sella il Cavaliere di Arcore acconsentì, bruciando buona parte dei pregi che un sistema maggioritario garantiva in termini di stabilità dei governi e semplicità nell’interpretazione della volontà popolare, nel concedere all’elettore di poter scegliere, senza successive mediazioni politiche, la maggioranza, il leader presidente del consiglio ed il programma di governo. Eppure col Mattarellum, Berlusconi aveva governato senza intoppi ed interruzioni tutta la legislatura nel mentre il sistema aveva garantito una perfetta alternanza alla guida della nazione.

Sopiti i clamori ed i conseguenti cambiamenti indotti da tangentopoli, la politica dei compromessi e dei ricatti si riprendeva una fetta di capacità di scelta sulla base della proporzionalità dei consensi ricevuti. Del tutto cancellato il tempo della rivoluzione di Mariotto Segni ed i relativi propositi di combattere la partitocrazia, di ridurre le preferenze come strumento di scambio tra eletto ed elettore, di concedere, a questi ultimi, la possibilità insindacabile di determinare gli assetti politici e gestionali. Pur agitato più volte come motivo dirimente per invocare il sistema elettorale proporzionale, il Porcellum non concesse all’elettore di esprimere preferenze per scegliere il parlamentare e fu mantenuto il listino per eleggere, in base all’ordine di posto in lista, un terzo dei parlamentari. Insomma la grandeur berlusconiana che era cominciata sulla scorta del proposito di cambiare lo Stato e le istituzioni politiche ispirandosi al modello europeo di favorire la rivoluzione liberale e l’efficienza dello Stato in tutti i suoi gangli decisionali, subì una formidabile battuta di arresto. Lo stesso avvenne dentro Forza Italia ove la satrapia del capo, e dei suoi vizi, fece piazza pulita di quel plotone di intellettuali dai quali era nato il progetto della destra liberale. Sul versante opposto, il centrosinistra si giocava la stessa partita sia pure depurata dagli eccessi e dagli scandali, come in uno specchio. Tuttavia essendo quel versante di gran lunga più politicizzato, si ebbe la nascita del Partito democratico con la guida di Walter Veltroni e l’intenzione di farne un partito maggioritario. Fu questa la differenza sostanziale che avrebbe conferito alla sinistra un vantaggio decisivo in futuro che non fu mai pareggiato dalla nascita del Popolo delle Libertà qualche anno dopo sulla spinta del discorso del “predellino” a Milano, con il quale Silvio Berlusconi trasformò il centrodestra in un partito peronista senza altra prospettiva che mantenere il potere e tutelare gli ingenti e diffusi interessi imprenditoriali del medesimo. E’ di queste ore un’intervista a Roberto Calderoli, il quale ha chiesto di riproporre un sistema elettorale proporzionale corretto con il maggioritario. In pratica, il ritorno al Porcellum che lo ebbe ideatore. Della partita sembra essere il centrodestra e forse l’ondivago e spregiudicato Matteo Renzi. L’orologio quindi dovrebbe tornare indietro nel tempo in una nazione che non riesce più a guardare avanti, equiparandosi ai modelli elettorali semplici e pratici di altri paesi europei. Se ne accorgerà il popolo sovrano? Chissà.
*già parlamentare

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome