“Il sangue di Don Diana detonatore del riscatto”

"Il sangue di Don Diana detonatore di riscatto"

CASERTA“Don Peppino Diana era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione”. Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, pronuncia parole chiare, forti, all’Its Guido Carli di Casal di Principe, un’ora dopo aver visitato, alla presenza dei familiari, la tomba di don Diana, il sacerdote ucciso il 19 marzo 1994 nella sagrestia della chiesa di San Nicola. Ha voluto vederlo quel luogo di sangue e rinascita, Mattarella. Ha voluto guardare negli occhi le persone che c’erano, quelle che sono venute dopo, quelle che ancora combattono per estirpare il cancro della camorra dall’agro aversano. E ha fatto sentire con la sua presenza e la sua voce che lo Stato c’è. Il Presidente della Repubblica ha visitato il cimitero, dove ha incontrato davanti alla cappella in cui riposa don Peppe, i fratelli Emilio e Marisa con le loro famiglie e Augusto Di Meo, testimone oculare del delitto. Poi il dialogo con i ragazzi degli istituti comprensivi Don Diana e Spirito Santo al Guido Carli. “E’ con grande partecipazione che mi rivolgo a voi, ragazze e ragazzi. Dovete essere fieri di essere nati in questa terra, che ha saputo compiere questa vera, grande, rinascita. Dovete avvertire l’orgoglio di essere concittadini di Don Diana, in questa terra in passato così duramente ferita dalla presenza della criminalità organizzata. E che adesso è protagonista di una stagione straordinaria di fermento e di riscatto. La mafia è violenza ma, anzitutto, viltà. I mafiosi non hanno nessun senso dell’onore né coraggio. Si presentano forti con i deboli. Uccidono persone disarmate, organizzano attentati indiscriminati, non si fermano davanti a donne e a bambini. Si nascondono nell’oscurità”. Mattarella traccia il profilo del male, spogliandolo di qualsiasi narrazione epica, di qualsivoglia connotazione affascinante. La camorra fa schifo e il Capo dello Stato non usa mezzi termini, chiamando tutte le articolazioni della Repubblica, a cominciare dalla politica, a fare una scelta di campo. Chiara. Da questa parte o dall’altra. Senza ambiguità. “Don Diana aveva capito che la mafia è anche conseguenza dell’ignoranza, del sottosviluppo, della carenza di prospettive, e che quindi la repressione, indispensabile, non è sufficiente e che la mafia si sconfigge definitivamente sviluppando modelli fondati sulla legalità, sulla trasparenza, sulla cultura, sull’efficienza della macchina pubblica. La lotta alle mafie riguarda tutti, ciascuno di noi. Non si può restare indifferenti, non si può dire: non mi riguarda. O si respingono con nettezza i metodi mafiosi o, anche inconsapevolmente, si rischia di diventarne complici”. Una guerra quotidiana, fatta di atti di coraggio come quelli di don Peppe Diana e piccoli gesti. Nessuno più chiamarsi fuori. “Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Le mafie temono i liberi cittadini. Vogliono persone asservite, senza il gusto della libertà. Nei bunker pieni di lusso dove vivevano, asserragliati, i capi della camorra di Casal di Principe oggi si trovano attività di assistenza, di volontariato, di creatività, di imprenditoria solidale. La città rappresenta un modello virtuoso di partecipazione civile. La mafia non è affatto invincibile – ha detto Mattarella, citando Giovanni Falcone È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Casal di Principe lo ha dimostrato”. Una vittoria, testimoniata dalla presenza di Mattarella in una Casale liberata, profondamente diversa da quella di 30 anni fa, che è nata sul sangue e sul coraggio di chi ha dato la vita. “L’efferato omicidio di don Diana è stato un detonatore di coraggio e di desiderio di riscatto. Ha prodotto un’ondata di sdegno, di partecipazione civile, una vera battaglia di promozione della legalità. La popolazione ha detto basta alla sopraffazione e alla prepotenza, agevolando, in modo decisivo, l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura. Sono stati tagliati con l’entusiasmo, con la resistenza, con il rifiuto dei metodi mafiosi, persino con l’ironia, quei fili di complicità, di connivenze, di paura che tenevano incatenati ideali, sogni, energie positive e creative”. Tante le battaglie vinte, ma la guerra non è finita. “Non dobbiamo smettere di vigilare. La criminalità organizzata è capace di vivere nascosta, pronta a rialzare la testa al minimo sintomo di cedimento”, ha spiegato il Presidente. E lo Stato deve restare presente. “Non ci abbandoni”,  ha detto Gabriele, rappresentante d’istituto del Carli. Un appello semplice, profondo, fondamentale. La chiave per la libertà.

In 70mila in marcia contro le mafie

Il Capo dello Stato a Casal di Principe per la Giornata della memoria e dell’impegno delle vittime innocenti delle mafie. Un momento che unisce l’Italia, da Nord a Sud. A Milano in 70mila sono scesi in piazza Duomo in occasione della manifestazione organizzata da Libera. “Il governo e la politica ascoltino questa piazza, ascoltino le vittime, che chiedono giustizia: l’80% di loro ancora non ne ha avuta”, ha detto il presidente dell’associazione don Luigi Ciotti. “Ci sono incongruenze legislative accumulate, nodi da sciogliere. Bisogna ascoltare, ascoltare, ascoltare”, ha aggiunto. Oltre 500 i familiari di persone uccise dalla criminalità organizzata che hanno sfilato per le vie di Milano. I nomi delle vittime innocenti, 1069, sono stati letti nel silenzio di una piazza commossa. “Dalla prima vittima conosciuta, Anna Nocera, nel 1878, alle 215 vittime della Campania. A tutte le vittime innocenti delle quali non abbiamo ancora giustizia, va la nostra memoria ed il nostro impegno quotidiano. In questo giorno, ancor più che gli altri giorni dell’anno. Per loro abbiamo gridato questa mattina per le strade di Milano che ‘la mafia è una montagna di merda’. Per le oltre mille vittime delle mafie e anche per quelle vittime del mare, come ha ricordato don Ciotti dal palco di piazza Duomo. Libera Campania ha risposto presente con centinaia di cittadini, volontari, familiari di vittime che hanno inondato Milano”, ha aggiuntoil referente di Libera Campania, Mariano Di Palma. Presenti rappresentanti di partiti politici, uomini delle istituzioni, leader dei sindacati, la società civile si è stretta intorno a coloro che hanno pagato il prezzo più alto alla violenza cieca della criminalità organizzata. In migliaia si sono recati a Milano tra scuole, associazioni, enti locali, sventolando bandiere ed esponendo i gonfaloni, insieme a decine di ragazzi della giustizia riparativa provenienti da Torino, Napoli, Caserta, Brindisi, Messina, Palermo, Genova e La Spezia. Lo Stato è chiamato a tenere alta la guardia. Perché la strage si fermi per sempre.

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