Ex Ilva, ArcelorMittal rinuncia: governo spalle al muro. E’ bufera politica

Stabilimento siderurgico dell'Ilva a Taranto
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

 

ROMA – ArcelorMittal rinuncia al contratto per l’ex Ilva e mette in crisi il governo. La società ha chiesto ai commissari straordinari “di assumersi la responsabilità per le operazioni e i dipendenti entro 30 giorni dalla loro ricezione della predetta comunicazione di recesso o risoluzione”.

La nota della ArcelorMittal travolge il governo

Una nota che ha mandato nello sconforto migliaia di lavoratori e fatto tremare le pareti di Palazzo Chigi: “Il contratto prevede che, nel caso in cui un nuovo provvedimento legislativo incida sul piano ambientale dello stabilimento di Taranto in misura tale da rendere impossibile la sua gestione o l’attuazione del piano industriale, la società abbia il diritto contrattuale di recedere dallo stesso contratto. Con effetto dal 3 novembre 2019, il Parlamento italiano ha eliminato la protezione legale necessaria alla società per attuare il suo piano ambientale senza il rischio di responsabilità penale”. Questa la motivazione principale alla quale si aggiunge il caso delle prescrizioni da rispettare per l’altoforno numero 2. Il caos.

Conte promette la linea dura

Nel pomeriggio si è tenuto un tavolo per discutere la questione e il premier Giuseppe Conte ha promesso la linea dura. “Per domani abbiamo convocato l’azienda. Chiariremo bene la nostra posizione. La norma sullo scudo penale non era nel contratto e non può essere invocata per giustificare il recesso. C’è la ferma determinazione di preservare gli investimenti produttivi e assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali, ma proseguire anche negli investimenti per le bonifiche ambientali”, ha aggiunto. Una matassa davvero difficile da sbrogliare. “Il governo non consentirà la chiusura dello stabilimento di Taranto ex Ilva, garantirà la continuità produttiva. Non esiste un diritto di recesso come strumentalmente Mittal ha scritto oggi”, ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, dopo il tavolo a Palazzo Chigi. Dopo il caso Whirlpool un altro pasticcio finito sulla sua scrivania dopo i 14 mesi di gestione Di Maio.

Renzi chiede chiarezza. Berlusconi all’attacco

Italia Viva, con Matteo Renzi in testa, ha chiesto chiarimenti all’esecutivo. Mentre Forza Italia inveisce. “Anche questa volta sono i più deboli, i lavoratori e le famiglie di Taranto che – per i capricci della sinistra – vedono messo in pericolo il loro futuro lavorativo ed anche il risanamento ambientale dell’area. L’Italia rischia di perdere un polo produttivo strategico a tutto vantaggio della concorrenza straniera. Credo davvero che il governo debba riferirne immediatamente al Parlamento. Ancora una volta si dimostra che solo Forza Italia e solo il centro-destra sono in grado di mettere in campo un governo amico delle imprese, della stabilità e della certezza del diritto”. Queste le parole con le quali Silvio Berlusconi attacca il governo Conte.

Salvini: “Se si perdono posti di lavoro, il premier si dimetta”

E a metterci il carico ci ha pensato subito il leader della Lega: “Se davvero dovessero saltare questi posti di lavoro, il governo dovrebbe dimettersi. In Parlamento non permetteremo che comincino i lavori in aula se non verranno date garanzie a decine di famiglie che vivono in angoscia”, ha detto Matteo Salvini. La bufera imperversa.

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