Imprese, per quasi 1 su 5 è rischio chiusura. Soffre il Sud

Nel rapporto viene messo in evidenza come quasi la metà (48%) delle imprese italiane sia 'fragile' in quanto non innovativa, digitalizzata né esportatrice. Al Sud la percentuale arriva al 55%, contro il quasi 50% al Centro, il 46% e il 41% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est

Foto LaPresse - Andrea Panegrossi 20/12/2019 -

MILANO – Quasi un’impresa italiana su 5 è a rischio chiusura. Di queste, poco meno del 30% al Sud. A scattare un quadro complessivo dell’impatto del Covid sul mondo produttivo italiano è una ricerca congiunta Svimez-Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere, condotta su un campione di 4mila imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti. Sono 73.200 le imprese italiane tra 5 e 499 addetti, il 15% del totale, di cui quasi 20mila nel Mezzogiorno (19.900) e 17.500 al Centro, a forte rischio di espulsione dal mercato. Di queste, una quota quasi doppia riguarda le imprese dei servizi (17%), rispetto alla manifattura (9%).

Le stime

Nel rapporto viene messo in evidenza come quasi la metà (48%) delle imprese italiane sia ‘fragile’ in quanto non innovativa, digitalizzata né esportatrice. Al Sud la percentuale arriva al 55%, contro il quasi 50% al Centro, il 46% e il 41% rispettivamente nel Nord-Ovest e nel Nord-Est. Questi divari confermano la tesi Svimez di ‘nuova questione del Centro’, che ha un’incidenza più vicina a quella del Mezzogiorno. Dall’indagine “emerge, oltre a una differenziazione marcata tra Nord Est e Nord Ovest, anche la fragilità di un Centro che si schiaccia sempre più sui valori delle regioni del Sud”, commenta il direttore Svimez, Luca Bianchi.

Imprese a rischio chiusura

Il fenomeno è ancora più marcato nel settore dei servizi, dove i deficit di innovazione e digitalizzazione fanno sì che le imprese fragili superino il 50% a livello nazionale, sfiorando il 60% al Sud. Nel comparto manifatturiero sono fragili in Italia il 31% delle aziende, che salgono al 39% nel Mezzogiorno.

Soffre il Sud

“I diversi impatti settoriali, con la particolare fragilità di alcuni comparti dei servizi, impongono, dopo la prima fase di ristori per tutti, una nuova fase di interventi di salvaguardia specifica dei settori in maggiore difficoltà, accompagnabili con specifiche iniziative per aumentare la digitalizzazione, l’innovazione e la capacità esportativa delle imprese del Centro-Sud”, sottolinea Bianchi.

Il quadro tracciato da Svimez non sembra destinato a forti schiarite, almeno nel breve termine. Il 30% delle imprese dei servizi e il 22% di quelle manifatturiere italiane dichiarano infatti aspettative di fatturato in calo anche nel 2021. Un chiaro segnale che la crisi non è affatto finita.

(LaPresse/di Francesca Conti)

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