CASERTA – “Segui il denaro”: è la strategia investigativa che ha segnato gli anni Ottanta, con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino al vertice del pool che combatteva Cosa nostra. E ancora oggi è una strategia validissima che le Direzioni distrettuali antimafia, nate proprio dalle ceneri di Capaci e via D’Amelio, usano per documentare e tranciare i malsani contatti tra imprenditoria, mafia e politica. E seguendo il denaro, provando a tracciare il giro di bustarelle e versamenti su conti insospettabili, i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta stanno facendo emergere il presunto sistema criminale che ruoterebbe oggi intorno a Nicola Ferraro, alias ‘Fucone’, uomo d’affari ed ex consigliere regionale già condannato per concorso esterno al clan dei Casalesi.
Indagando sul businessman dell’Agro aversano e su chi lo avrebbe aiutato ad inserire, non seguendo procedure legali, in Comuni e aziende sanitarie società a lui riconducibili o di imprenditori amici, l’attenzione dei militari è stata catturata da quello che hanno definito come un insolito flusso di denaro sui conti della Pam. I carabinieri hanno accertato che sono stati accreditati bonifici per un totale di 55mila euro da parte di una delle società dei fratelli Luigi e Giuseppe Rea, ritenuti dalla Dda molto legati a Ferraro e interlocutori diretti di Luigi Bosco, ex consigliere regionale e, almeno fino a qualche giorno fa, candidato alle europee del 2024 con Azione. Per i carabinieri i bonifici sono sospetti. Per quale ragione? Potrebbero, sostiene, l’accusa, mascherare un’operazione idonea a procurare contante attraverso fatture per operazioni inesistenti emesse dalla Pam, in quanto il conto su cui le somme sono state accreditate è risultato essere immediatamente svuotato attraverso un prelievo per contanti. E finora, chiariscono gli investigatori, non sono emersi rapporti di natura commerciale fra i Rea e Antonio Innocente che possano giustificare quegli accrediti, lasciando ipotizzare, quindi, che si sia trattato di un’operazione commerciale fittizia. Insomma, potrebbe trattarsi di uno stratagemma che i presunti sodali di Ferraro avrebbero potuto sfruttare per avere a disposizione cash.
L’altro ieri, i carabinieri, su delega del pubblico ministero Maurizio Giordano hanno controllato abitazioni e uffici delle persone al momento coinvolte nell’inchiesta sul ‘sistema Ferraro’. Lo hanno fatto perché sono alla ricerca di documenti, telefoni e dispositivi informatici dai quali potrebbero emergere elementi a supporto della tesi investigativa. Nell’elenco dei destinatari della perquisizione, oltre a Nicola Ferraro, ci sono il fratello Luigi, Domenico Romano e lo zio Vincenzo Agizza, per l’Antimafia imprenditori vicini ai Nuvoletta e ritenuti, ora, sodali di ‘Fucone’. La lista prosegue con Paolo Onofrio, Antonio Moraca, per gli investigatori l’ombra di Ferraro, Luigi Bosco, frequente interlocutore dei Rea, Crescenzo Castiello, ipotizzato collegamento tra Romano ed un esponente del clan Mariano di Napoli, Angelo Ciampi, sindaco di San Giorgio del Sannino, Vittorio e Carlo Ciummo della società Super Eco, attiva nel settore dei rifiuti, Dario De Gregorio, Davide Gallo, Antonio Montanino, patron della società Artemide Global Service, Vincenzo Solaro, Gabriele D’Annunzio e Antonio Innocente, rispettivamente amministratore unico e dipendente della Pam, Pietropaolo Ferraiuolo, zio dei Ferraro, Felice Foresta e Giuseppe Rubino, rispettivamente amministratore unico e direttore tecnico della Tineos, Giuseppe Guida, sindaco di Arienzo, Carlo e Ilario Aniello, della Czeta, che si occupa dell’igiene urbana in vari territori di Terra di Lavoro (tra cui proprio Arienzo), Eugenia Iemmino, direttrice commerciale della Dussmann, Nicola Mottala, imprenditore attivo nel settore della sanificazione, i fratelli Giuseppe e Luigi Rea, che figurano negli assetti societari dell’Uniced e della Rea srl, e Massimo Sbilio, funzionario della Soresa. È uno scenario complesso quello tracciato dal pm Giordano che dovrà essere ulteriormente approfondito dai carabinieri. E il proseguimento dell’indagine non è da escludere che dimostrerà l’innocenza delle persone ora coinvolte nell’inchiesta (tutte da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile).
I tentacoli di ‘Fucone’ sull’università
CASERTA (gt) – Non solo il business delle sanificazioni negli ambienti ospedalieri o quello della raccolta rifiuti nei Comuni campani: l’ipotizzata cricca che, secondo i carabinieri di Caserta, ruota intorno a Nicola Ferraro avrebbe provato a distendere i suoi tentacoli anche sugli appalti dell’Università Vanvitelli. A spingere gli investigatori a formulare questa ipotesi è il fatto che nel corso dell’indagine (ancora aperta) è emerso che Paolo Onofrio, per i militari legato sia a Domenico Romano che a Nicola Ferraro, avrebbe accompagnato una consigliera comunale di Casoria, Angela Russo (non indagata), presso la sede dell’Università Vanvitelli di Caserta, in via Lincoln, dove quest’ultima incontrò, il 29 marzo scorso, Mauro Marchese ed Eugenia Iemmino della Dussmann. La Iemmino, secondo gli investigatori, dopo l’aggiudicazione di appalti alla società per cui lavora, avrebbe la possibilità di incidere su eventuali subappalti. E in quel periodo l’Università aveva indetto una gara per il servizio di pulizia. Secondo la Dda, la Iemmino avrebbe potuto tentare di favorire proprio nei subappalti le ditte che ruotano attorno a Ferraro. Sul punto è intervenuta la Dussmann che, con una nota inviataci, ha tenuto a comunicare la propria estraneità all’inchiesta. La società, ci ha fatto sapere il suo ufficio stampa, “ha partecipato a quattro lotti della gara bandita dall’Università Luigi Vanvitelli, aggiudicata lo scorso mese di ottobre, classificandosi tredicesima nel lotto 1 e 4, decima nel lotto 2 e undicesima nel lotto 3. È del tutto evidente, dunque, che Dussmann – si legge nella nota – non ha tratto alcun interesse dalla gara d’appalto né ha ricoperto alcun ruolo nell’inchiesta. Nessuno dei dirigenti aziendali è oggetto di indagine e il funzionario commerciale, Eugenia Iemmino, verso la quale apprendiamo essere stata aperta un’istruttoria, non ha alcun potere di rappresentanza. Dunque, non appena chiusa questa fase, farà anch’essa valere la sua totale estraneità ai fatti riportati. Dussmann, nello svolgimento delle proprie attività, agisce ogni giorno con correttezza e integrità”.
Appalti e politica, in 28 sotto inchiesta
Da Fi ad Azione: l’inchiesta bipartisan
Gli interessi sulle gare di Soresa
© RIPRODUZIONE
RISERVATA